fresche ri-letture estive... a caso, ma non troppo


panchina nel parcofresche ri-letture estive... a caso, ma non troppo

  1. Eric Berne

 

Eric Berne non ha certo bisogno di presentazione.

Quante volte la sua acuta introspezione, la sua ironia ci ha sorpreso e magari anche un po’ irritato.

Quello che qui di seguito trascrivo è un passo assolutamente non graffiante, direi quasi complice con una parte più o meno ben nascosta di noi stessi e con la quale di tanto in tanto ci confrontiamo.

Sfoglio, pregustando già le molteplici emozioni che Berne sa darci, il testo A che gioco giochiamo, Bompiani, ’64, parte Terza: al di là dei giochi, cap. XVI, Autonomia.

Utilizzando il segnalino autoadesivo di color verde con cui l’ho da anni contrassegnata mi porto alla pag. 207: Berne sta trattando della consapevolezza e precisamente di un quarto tipo di individuo consapevole “che non corre perché vive nel presente e nell’ambiente circostante: vede il cielo, gli alberi e sente di essere in movimento. Correre significherebbe trascurare l’ambiente ed aver coscienza soltanto di qualcosa che non è neppure in vista, soltanto degli ostacoli o di se stessi.

 

Ed eccolo, proprio al primo rigo di pag. 208 quell’inciso di efficacia straordinaria che d’un tratto fa di questo, che è in fondo un trattato un’esposizione di concetti teorie ed esperienze, una rivelazione che tocca la nostra emotività, scuote il nostro torpore, la nostra routine, il nostro sistema di vita al quale ci sentiamo legati da sentimenti di noia e rifiuto, quanto di emulazione e accettazione ... incondizionata:

“C’era una volta un cinese che andava a prendere la sotterranea; il compagno bianco gli disse che avrebbero risparmiato venti minuti, con l’espresso, e così presero l’espresso. Quando uscirono al Central Park, il cinese si sedette tranquillamente su una panchina. L’altro lo guardò, sorpreso. gli spiegò il cinese, <visto che abbiamo risparmiato venti minuti, possiamo starcene seduti un po’ qui a goderci il parco.>

 

Immagino che anche voi sentite il fragore del tuono che succede a questo lampo di luce e la frescura che il temporale con pioggia battente ci procura.

In fondo non è che una banale operazione di calcolo: ho guadagnato un po’ di tempo e dunque posso utilizzarlo per riposarmi, ma a quanti di noi “bianchi” sarebbe venuto in mente di sedersi sulla panchina e non dico di attuarlo, semplicemente di ...pensarlo.

Berne aggiunge:

[...] la persona consapevole è viva perché sa che cosa prova, sa dove si trova e quale momento vive”. Già!

Invece a me accade sempre o quasi di vivere il momento presente in funzione di quello successivo, come se il primo compito della nostra mente sia quello di organizzare e monitorare il legame tra presente e futuro prossimo, oltre che tra presente e passato prossimo...e non solo.

In questi giorni di sole canicolare in cui o al lavoro o, per i più fortunati, in vacanza sperimentiamo stanchezza, pesantezza, difficoltà a correre come invece bene ci riusciva fino a qualche settimana fa, aiutati dal protendersi di una lunga e fresca primavera, il richiamo di Berne ci permette di cogliere l’aspetto più importante e misconosciuto: impariamo a rallentare, a gustarci il qui e ora.

Cordialissimamente

Giancarla Mandozzi

 

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