Il potere del cambiamento


ricrearsiLa capacità di ri crearsi attraverso il “cambiamento” è l’opportunità quasi sovversiva che ognuno di noi ha a sua disposizione per preservare, mantenere o migliorare la personale salutogenesi. Difatti, attraverso una serie di adattamenti funzionali l’individuo ha la concreta possibilità di modificare, secondo le proprie esigenze e inclinazioni, l’impatto che la pressione degli standards di adeguamento sociale riesce ad avere nella gestione quotidiana della vita. Ora, se è vero che ogni “rivoluzione”, anche sociale, porta in sé, prima di tutto un cambiamento nella percezione del possibile, è naturale supporre che ciò su cui davvero si fonda la determinazione al cambiamento, sia la profonda convinzione di poterlo, in qualche modo realizzare; addirittura per Dewey a "possibilità" è parte essenziale della motivazione, fino ad indurre l’individuo a desiderare consapevolmente solo ciò che può effettivamente arrivare ad ottenere. Questa considerazione credo debba essere fatta indipendentemente da ogni contesto storico sociale poiché ha a che fare esclusivamente con la natura di ogni singolo individuo.

Perciò  la costruzione dell’alleanza operativa passa anche attraverso la  capacità, da parte del counselor,  di  accettare  la diversità dell’altro coinvolto nel rapporto dialogico.  Il concetto di alterità e la conseguente apertura al “diverso da sé” che ne consegue sono dinamiche fondamentali per sviluppare nel cliente l’ attitudine e la capacità al cambiamento. L’assunto di base del counseling di imprinting rogersiano pone l’accento sull’aspetto principale del cambiamento: l’autenticità. E, di certo, il passaggio verso un reale rinnovamento transita, inevitabilmente, attraverso la consapevole accettazione di quello che siamo. Al contrario, infatti, la mancanza di autenticità porta l’individuo a non essere congruente non solo con se stesso ma col progetto stesso di cambiamento Nell’attivazione di questo processo il counselor di qualsiasi imprinting  non può prescindere dal tener conto della concezione dinamica della vita, assolutamente personale, di Rogers.

“ Quando si è alla ricerca di un cambiamento personale o dei propri comportamenti , non è produttivo agire come se si fosse diversi da come si è.” Riuscire a creare una condivisione assolutamente empatica del vissuto che viene raccontato  è fondamentale perché il livello qualitativo dell’incontro sia tale da determinare la riuscita della relazione d’aiuto. Il fondamento di questa idea del rapporto che si riesce ad instaurare col cliente è insito, a mio parere, nell’idea di un modello di “funzionalità” dell’uomo che, organismo con una coscienza, è in continua evoluzione grazie ad una sorta di dinamismo biologico che ne assicura, peraltro, la continua interazione con l’ ambiente.  La perfetta funzionalità diviene, perciò, il risultato di una integrazione equilibrata tra i diversi elementi che costituiscono un individuo. Per Rogers scopo primo della relazione è l’attivazione del processo stesso di cambiamento, ma, non posso fare a meno di chiedermi, quanto sia possibile per ognuno di noi, inseriti in contesti socio- culturali così articolati, riuscire ad individuare da soli un sistema di valori privo di contraddizioni con il nostro universo emotivo. E’ forse più plausibile supporre che ci si possa imbattere in conflitti di difficile soluzione, pur avendo riconosciuto come propri i valori o i concetti tramite i quali pensiamo il disagio. E’ stato scritto che perfino la sofferenza ed il dolore sono figli della Libertà. E penso che, riflettendoci, nessuno di noi non mantenga nella memoria la percezione quantomeno di un malessere che accompagnava un momento di transizione nella nostra storia personale. Non si può dimenticare, infatti,  che non c’è  trasformazione che nasca senza dolore  e che, a ben vedere, la sofferenza altro non è che il bastone del cambiamento. E così la vera domanda  risulta essere: cosa può realmente spingere ognuno di noi a determinarsi  al trasformare? E ancora, perché un individuo decide di affrontare un’ esperienza del genere quando raramente si rivela di semplice attuazione!? Comunque sia, nonostante la fatica emotiva che comporta l’atto stesso del cambiare, le risposte più plausibili sembrano di nuovo essere benessere e Salutogenesi.  Personalmente, però, credo che non sia abbastanza. La percezione del possibile, intesa non solo come quella forza che nasce dalla convinzione di potere ma anche dal semplice rendersi conto di poter provare a permettersi una “possibilità” ; quanto si sia consapevoli di tutto ciò che questo verrebbe a comportare nella pratica gestione del quotidiano .

ci ha regalato una suggestiva pluralità di ipotesi in cui si può ben ravvisare il potere del cambiamento. Inoltre, nel ribadire come il cambiamento sia l’unico modo  per costruire, realmente, la propria identità, crea, di fatto, il ponte che lo unisce al senso più profondo di Libertà. Comunque, al di là di ogni singola definizione, peraltro assolutamente condivisibile, proposta dall’ autore, appare evidente come e quanto il cambiamento stesso sia, al tempo stesso, genitore e figlio: esso genera libertà e si genera dalla libertà! Questo è il suo potere! Il potere di cambiare è potere  che nasce  dall’ autonomia personale allo scopo di autodeterminarsi e “ri crearsi” riuscendo a coltivare, attraverso la Scelta, l’esercizio di una responsabilità.  Un altro elemento di cui si arricchisce la relazione esistente tra cambiamento e libertà.

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