Risorse, e problemi

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lampadina colorataTutte le persone sono provviste di risorse. Alcune persone vi attingono spontaneamente e spesso inconsciamente, per altre è necessario che il counselor aiuti a farle emergere. Le risorse appartengono al mondo somatico, psicologico, affettivo e spirituale e conseguentemente hanno locus nel mondo familiare, amicale, sociale, scolastico e ovviamente soggettivo. La loro individuazione è di fondamentale importanza perché attraverso la loro messa in campo la persona si apre al mondo delle possibilità. Capita frequentemente che le persone scoprano, quasi sorprese, di possedere delle potenzialità.

Esempi di risorse “generiche” sono l’autostima, la forza dell’io, la fede, la vitalità, l’autonomia. Quando una risorsa ha una valenza preponderante potremmo definirla quale punto di forza. Un punto di forza è estremamente importante nelle strutture pronte al collasso (es. i suicidi). Il counselor dopo l’operazione maieutica delle risorse e la valutazione della loro consapevolezza da parte del paziente, deve cercare di indurre lo stesso a traslarle sul piano dell’azione. Qui si incontrano le resistenze, soprattutto laddove il paziente si mostra depresso, rinunciatario e con poca stima di sé.

I problemi presentati infatti spesso rappresentano la soluzione di altre problematiche. E’ la soluzione, per certi versi originale e creativa, che il paziente porta al medico per poter reggere una situazione intollerabile. Si comprende così la resistenza ai tentativi di eliminare il problema che, in quel momento è per loro un sostegno. In alcune circostanze la rimozione drastica del problema potrebbe paradossalmente rappresentare un danno aprendo la strada ad ulteriori problematiche.

Il counselor dovrebbe sempre chiedersi:”cosa vuole risolvere con tale problematica?” Va sottolineato che non necessariamente la sua interpretazione aiuta a superarlo: spesso l’origine rimane un mistero. Peraltro il confine tra risorsa e problema può essere labile e si può cadere nell’errore di ritenere una risorsa ciò che in realtà è un problema. In questa situazione nemmeno il counselor si rende conto di essere caduto nella trappola che ha catturato lo stesso paziente.

Rendere il paziente consapevole dell’origine dei problemi, della loro dinamica evolutiva potrebbe determinare una loro diversa valutazione da parte del paziente. Insomma il counselor deve essere sempre attento nel monitorare il proprio operato, confrontandosi con sé stesso ed operando una continua autocritica.

L’umiltà è il primo passo per poter aiutare gli altri.

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