LOGOTERAPIA VS DETERMINISMO. La psicologia umanistica di Victor Frankl

Inviato da Nuccio Salis

A mio avviso meriterebbe di essere maggiormente conosciuta la figura ed anche tutto il relativo costrutto teorico di Victor Frankl, psicologo che dovette subire nella sua storia l'umiliazione dell'internamento nazista in un campo di concentramento. Fu in quel contesto che egli, matricolato e spersonalizzato da un provvedimento del regime, impiegò il suo tempo per sviluppare teorie, riflessioni, esperienze, di cui una volta libero poté finalmente condividere e divulgare. Egli sosteneva, in accentuata sintesi, che ciascun individuo può impegnarsi a trovare ciò che nella sua vita rappresenta il senso di tutto ciò che lo coinvolge e lo motiva a vivere. Egli mise a punto e diffuse la logoterapia, nota come la terapia del significato. Consiste nell'identificare il proprio scopo principale, individuarsi, agire per un fine autocosciente, trascendere dai vincoli e dalle restrizioni concettuali imposte da una cultura che tende a massificare ed uniformare. Ciascuno trovi il suo senso, insomma, affrontando e superando quella ottusa impostazione nota come determinismo. Un termine che si riferisce a un paradigma scientifico che ha come ricaduta sul piano esistenziale la rassegnazione, l'accettazione passiva delle contingenze avverse alla reale potenzialità evolutiva insita in coloro che possono emanciparsi. Frankl si opponeva all'ideologia determinista, proponendo la sua esperienza e le sue argomentazioni in risposta a una prospettiva rigida e assolutista nell'ambito della visione dell'uomo. Secondo Frankl, le tre forme di determinismo da vincere sono quella genetica, quella psichica e quella ambientale. Mediante la prima forma viene attribuito ogni agire umano in funzione esclusiva del programma pre-formato e del corredo ereditario specie-specifico considerato come fisso, permanente ed immutabile. All'interno di questa prospettiva, l'umano sarebbe pressoché esclusivamente un essere avvinto da pulsioni, tendenze e bisogni da soddisfare che rientrano esclusivamente nella sua natura prescritta dai geni e da imprescindibili comandi interni. È questa l'impostazione di indirizzo innatista radicalizzato, cieco verso l'evidente e indiscutibile influenza delle esperienze culturali, storiche e sociali di ogni soggetto. La seconda espressione di determinismo ascrive invece al mondo interiore della mente, della percezione, dei vissuti e della rappresentazione la costruzione dei significati soggettivi del mondo. L' estrema conseguenza di tale approccio consiste nell'omettere quel meccanismo di scambio reciproco e vivificante che fa della mente umana sia la causa che il prodotto dell'esperienza e del continuo scambio con gli stimoli presenti. La terza ed ultima manifestazione deterministica si configura come la posizione opposta e complementare al concetto innatista. Nel senso che in questa circostanza a prevalere è un atteggiamento empirista radicale, ovvero l'irriducibile convinzione che ogni umano nasca sostanzialmente come una scatola vuota da riempire, e che ciascuno assume forma e identità esclusivamente dal tipo di impronta che subisce. La miopia concettuale e scientifica, in questo caso, è testimoniata dal fatto di non vedere la capacità attiva e ri-costruttiva di un singolo in grado di autodeterminarsi. Ciascuna di queste posizioni, si comprende, se isolata non rende conto della complessità della struttura e delle funzioni psichiche e comportamentali dell'umano in relazione al suo rapporto con l'ambiente. Si viene cioè a profilare il concetto di umano come entità bio-psico-sociale. Ciascuno di questi tre orientamenti, se arricchito dalla combinazione e dal confronto con le altre dimensioni considerate, può essere in grado di arricchire la prospettiva di conoscenza su un oggetto di studio che meriterebbe più rigore e più attenzione. Aggiungendo, peraltro, come la stessa collocazione teorica e concettuale che definisce una pista di ricerca, sia al tempo stesso co-responsabile di ciò che crediamo ed investiamo su di noi, partecipando ad un processo di consapevolezza che ricalchi esattamente quella prospettiva di rinascita e ri-scoperta di sé auspicata dallo stesso Frankl. dott Nuccio Salis - pedagogista clinico, counselor socioeducativo, formatore analitico-transazionale
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