L’intelligenza emotiva - Cos’è, come nasce e perché può renderci felici


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Daniel Goleman, psicologo, scrittore e giornalista statunitense, nell’ambito della sua opera più famosa, “Intelligenza emotiva (Emotional Intelligence)”, dichiara di avere scritto questo libro (1995) in un momento in cui la società americana viveva una profonda crisi emozionale soprattutto fra i giovani. «Dagli amici italiani – scrive Goleman –  si evince che la crisi è presente anche in Italia. E per ciò, il mio consiglio è quello di coltivare le abilità del cuore, nel vostro Paese come misura preventiva e non come antidoto».

 

Abbiamo ripreso quanto affermato dallo psicologo statunitense perché, in Italia, ci sono gravi segni di alienazione e disperazione sociale. Esistono minore solidarietà e maggior competitività, che fanno aumentare così l’isolamento e il deterioramento sociale. Invece della competitività ci vorrebbe collaborazione tra le persone. Inoltre si evince un malessere emozionale soprattutto fra i bambini ed i giovani; preoccupante è l’impennata della violenza fra gli adolescenti. L’Italia è seconda solo agli Stati Uniti per la frequenza degli omicidi ed è anche provata da una forte depressione che ha caratterizzato tutto il secolo, con un livello triplicatosi nel dopoguerra. Uno dei motivi è che l’infanzia non è più quella di una volta, quella odierna è costituita da genitori stressati sottoposti ad un ritmo di vita frenetico.

Da qui – prosegue Goleman – nasce l’esigenza di insegnare ai bambini l’alfabetizzazione emozionale, ovvero il linguaggio del cuore, applicandola in primis nelle scuole; un insegnamento che ha lo stesso valore delle materie linguistiche ed umanistiche. Le capacità emotive sono alla pari di quelle intellettuali in quanto equilibrano razionalità e compassione: mente e cuore hanno bisogno l’uno dell’altra. Le nuove ricerche scientifiche sono rassicuranti: se controlliamo i sentimenti negativi e conserviamo l’ottimismo, aumentando  la capacità di essere empatici, ovvero se ci prendiamo cura degli altri, se riusciamo a cooperare ed a stabilire legami sociali, se prestiamo attenzione all’intelligenza emotiva, avremo un futuro più sereno e decisamente migliore.

Lo scrittore A. De Saint-Exupéry, diceva: «Non si vede bene che col cuore, L'essenziale è invisibile agli occhi».

La teoria di Goleman è quella delle due menti: due menti: una che pensa, l'altra che sente. La mente razionale è la parte di comprensione della quale siamo coscienti, capace di ponderare e di riflettere; dall'altra c'è un aspetto di conoscenza impulsivo e potente, anche se illogico: la mente emozionale. In poche parole è la distinzione tra cuore e mente. Quando sentiamo che una cosa è giusta con il cuore, abbiamo una certezza più profonda.   

 

L'evoluzione del cervello.

Per capire come mai le due menti entrano in conflitto, è necessario considerare l'evoluzione del cervello umano. La parte più primitiva del cervello è il tronco cerebrale, che regola le funzioni vegetative, come ad esempio il respiro, e controlla i movimenti stereotipati. Questo viene definito cervello rettiliano. Da tale struttura primitiva derivarono i centri emozionali e da questi, a loro volta, si evolsero le aree del cervello pensante, ovvero la neocorteccia, che costituisce i centri cerebrali superiori.

Molto prima che esistesse un cervello razionale, esisteva già quello emozionale. Le radici più antiche della nostra vita emotiva affondano nel senso dell'olfatto, più precisamente nel lobo olfattivo, dove sono situate le cellule che analizzano e riconoscono gli odori, dividendoli in categorie: sessualmente disponibile, nemico, o pasto potenziale, commestibile o tossico; un secondo strato di cellule invia all'organismo una serie di informazioni sul da farsi: lotta o fuga, mordere o sputare. Con la comparsa dei primi mammiferi, nuovi livelli fondamentali circondano il tronco encefalico delimitando il tronco cerebrale come un anello, ovvero il sistema limbico. Nell'evoluzione da questo sistema nascono due strumenti potenti: l'apprendimento e la memoria. Da qui la possibilità di discriminare nei cibi il buono dal cattivo, dovuto al collegamento del lobo olfattivo al sistema limbico. Come è noto, circa 100 milioni di anni fa, il cervello dei mammiferi cominciò a svilupparsi molto velocemente, aggiungendo altri livelli di cellule cerebrali fino a formare la neocorteccia, offrendo uno strumento straordinario in termini di possibilità intellettuali. La neocorteccia è responsabile di tutte le nostre capacità umane: essa è sede del pensiero, ovvero aggiunge ai sentimenti ciò che noi pensiamo di essi, e ci consente di provare emozioni, ad esempio, nei confronti dell'arte e dei simboli. I trionfi dell'arte, della civiltà e della cultura, sono tutti frutto dell'attività neocorticale.

Le strutture limbiche generano sentimenti di piacere e di desiderio, ossia le emozioni che alimentano la passione sessuale. Ma fu l'aggiunta della neocorteccia  e le connessioni con il sistema limbico che permisero di creare il legame madre-figlio, ovvero quel sentimento che permette lo sviluppo umano. Infatti, nelle specie prive di  neocorteccia come i rettili, manca l'affetto materno.

Lorenzo Lorusso 

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