Vacanza, dov'è finito il relax?


Vacanza, dov'è finito il relax?

 

            VACANZA, il valore aggiunto della vita, coccolata, definita e ri-definita silenziosamente nei nostri dialoghi interiori. Nei momenti di stanchezza, esausti per il lavoro, delusi dal clamore che tutt’intorno ci sovrasta, il solo immaginarla ci rincuora e ci dà forza per durare ancora un po’, nutrendo la nostra resilienza; nei momenti di pausa e di rinato ottimismo, la accarezziamo come il sogno che ci appartiene a cui affidiamo ogni ristoro dagli eccessi della quotidianità e persino più di un campo di senso della nostra vita. Questa vacanza dov’è finita? Di certo non è più tra noi. Non sappiamo se qualche alieno abitatore di questo mondo abbia avuto la buona sorte o la testardaggine di preservarla e, comunque, non ci è accaduto di incontrarlo.

 

L’ipotesi più attendibile è che sia finita nel cumulo indifferenziato di ciò che noi abbiamo rifiutato o è lei che, a causa della nostra improvvida trascuratezza, ci ha abbandonato. Sì, credo proprio che la vacanza autentica, quella  che non siamo più, sembrerebbe, capaci di ritrovare si è rifugiata e vive nascosta nel luogo dove non abbiamo più dimestichezza di arrivare, a cui neppure abbiamo tempo né voglia di avvicinarci: il nostro mondo interiore, la nostra identità, la riflessione e la dimensione del dubbio. Non trovare la vacanza è l’evidente segno che siamo nella condizione di non ri-trovare noi stessi; per questo vivere una vacanza e poi lasciarla andare ci procura stress, tanto quanto la normale vita quotidiana e la routine.

La vacanza,  dal latino: vacantia neutro plurale sostantivato di vacans, participio presente di vacare essere vuoto, libero, ci racconta all'orecchio un vuoto piacevolissimo, un vuoto che è libertà. La sua natura eccezionale, forse è un buon suggerimento: sarebbe meglio lavorare su tutti gli altri giorni ordinari affinché abbiano lo spazio per permetterci ciò che vogliamo, piuttosto che esiliarci ora nello svago ora nella frenesia. https://unaparolaalgiorno.it/

Così dettano razionalità e savoir faire, oltre che oculatezza nel dispendio energetico, ma proprio accettando questa prospettiva non facciamo altro che sancire la fine di quella fuga in noi stessi, lontana da interferenze e intrusioni. Suggerita da un episodio del film «Dove vai in vacanza?» del 1978, abbiamo appreso a costruirla intelligente, il tipo di vacanza nella quale il riposo si concilia con attività di svago culturale, ma anche se intelligente fosse sarebbe comunque altro da quel mondo sognato. Qualcuno è arrivato persino ad esprimersi così: Detesto il concetto di vacanza intelligente, che recentemente ha avuto gran successo; mi pare presupponga che l’anno sia tutto idiota, eccetto quei quaranta [sic!] giorni (Giorgio Manganelli). http://www.treccani.it/vocabolario/vacanza/

           Dunque? Frazionata ogni giorno un po’, o intelligente è, al massimo, una pausa, non certo la vacanza.

Eppure milioni di persone vanno in vacanza: ci si muove verso i monti o verso il mare, comitive di amici concordano la vacanza dell’anno per mesi, le famiglie, pur di concedersi la vacanza, limitano allo stretto necessario spese e acquisti. L’hanno trovata? Direi proprio di no, questa non è vacanza! Non è affatto vuota, né vacante, né libera. Piuttosto è densa di intrecci, intralci, esigenze, aspettative, compromessi con noi stessi e con gli altri, carica di strascichi della vita quotidiana e di dissennate abitudini che ci portiamo dietro come la coperta di linus. Quand’anche riuscissimo a eliminare intrusioni e forzature di altri e riuscissimo a progettare la vacanza proprio come ce la siamo a lungo immaginata, finiamo inevitabilmente per viverla come nei giorni più stressanti, animati da una voglia di andare, fare, conversare, cercare nuove amicizie, fare esperienze nuove, entusiasmanti, magari  inventandoci allenati camminatori o nuotatori provetti, improvvisati; muniti di cellulare, ricarica, tablet, auricolari, pc portatile…una strumentazione da operatore informatico, siamo pronti a scattare foto da inviare in tempo reale ad amici e parenti che non sono con noi, a postare sui social, a tenerci incollati alle news e, con quieta condiscendenza e alcuno scrupolo, anche ai gossip, così da animare ogni discussione e intrattenimento, visto che …siamo in vacanza. La vacanza che abbiamo desiderato proprio perché vacante di ogni impegno e libera  è più piena che mai e giorno dopo giorno si fa più nitida in noi una persistente inquietante nostalgia del tran tran che abbiamo lasciato.

Così, quella che vorremmo fosse essenzialmente e propriamente una vacanza dallo stress, uno “staccare la spina”, allentare la tensione, smaltire i pensieri stressanti e liberare la mente e l’anima dalle energie negative, ci resta irraggiungibile e come ignota mentre bene, molto bene, ci siamo ritrovati a vivere l’ansia per la vacanza e…poi, ma solo nel caso in cui fossimo riusciti ad agguantarne un po’, non ci facciamo mancare lo stress del rientro.

Non sarà mai troppo precipitoso il momento in cui ciascuno di noi deciderà di avviare un percorso di auto-educazione per conoscere e rispettare almeno noi con equilibrio il nostro ritmo di vita. Un autentico aiuto? Intraprendere consapevolezza de La legge di Murphy, dell’immarcescibile Arthur Bloch che recita “se qualcosa può andare storto lo farà”, e se abbiamo giornate sfortunate, in cui tutto ci va storto, saremo in grado di agire un rispecchiamento che ci darà sollievo, e il sollievo risate, un ottimo antidoto allo stress; combatteremo ogni giorno la propensione del cervello umano a cogliere e ricordare elementi e giudizi negativi dando loro più risalto che a quelli positivi, combatteremo il pregiudizio negativo, anticipatore della profezia che si autoavvera, ri-scopriremo il dia-logo con noi stessi.

Cordialissimamente,

Giancarla Mandozzi

 

 

 

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