la metabletica in ambito scolastico


la metabletica in ambito scolastico

 

            Lo avevo anticipato ed eccomi per una breve riflessione ancora sulla metabletica riferita ad un ambito specifico, quello della scuola.

Ho sperimentato più volte, come docente al triennio della secondaria di II grado, la straordinaria efficacia di una progettualità in cui ciascun alunno fosse il soggetto attivo e il docente mediatore culturale, ma anche e prima di tutto motivatore,  agevolatore, partecipe e coinvolto nel processo di apprendimento oltre che in quello di insegnamento.   Sto facendo riferimento a percorsi progettuali che dagli anni settanta (...secolo scorso) ho realizzato fino a qualche anno fa, sia in Corsi di maxisperimentazione, sia in quelli sperimentali assistiti dal Ministero e nei Corsi tradizionali in ordinamento. Con ogni classe, ognuna diversa dall'altra, si sono concretizzate  coralità e alleanza operativa, ogni giorno rigenerate e condivise, anche se non è stata un'esperienza di sole luci perché circoscritta quasi sempre al "nostro" gruppo,  un'esperienza stupenda che si è impressa nella storia, nell'animo di ciascuno di noi, ma pur sempre un cammino ...in solitaria.

            La progettualità è energia pura anche nella scuola in quanto, per essere tale, necessita che ci sia attenzione massima al processo di insegnamento/apprendimento in toto, quindi alle modalità di insegnamento e contemporaneamente alle diverse modalità di apprendimento, proprio perché dalle diversità propriamente collocate nelle attività progettuali emerge la sinergia del gruppo così come cresce il livello di apprendimento di ogni allievo.

La progettualità di cui parlo e che ho potuto sperimentare ha richiesto un vera e propria riformulazione della didattica delle discipline di insegnamento? Certamente, sì!

Ha tenuto in gran conto il far nascere trasporto emozionale in ciascun alunno cercando la sintonia con il diverso sentire di ognuno? Certamente sì!

Una rivoluzione? Direi proprio di no. La scuola in questi stessi decenni ha continuato a vivere stagioni concretamente lontane dalla progettualità tanto che la progettualità oggi, nel 2017, nella normativa scolastica viene ancora proposta come soluzione verso cui andare, come proposta di "nuova" direzione, antinomica alla programmazione e coralmente  osteggiata dai docenti (persino nei più recenti Corsi di Formazione).

Eppure, tanti sono gli esempi pregressi che hanno senza ombra di dubbio dimostrato l'efficacia della progettazione, come l'Area di Progetto e le prove autentiche di Auto-gestione della classe (nulla a che vedere con le diffuse esperienze negli Istituti della Secondaria di I e II grado, soprattutto, di Autogestione intesa come sospensione delle lezioni curricolari e latitanza del ruolo docente, risoltesi in una inevitabile liceità di ogni libera iniziativa degli alunni piuttosto che in autonomia e capacità di gestione di apprendimento).

L'Area di Progetto è stata per un decennio almeno esperienza teorico/pratica di rilievo e qualificante per tutti gli alunni delle ultime due classi degli Istituti tecnico scientifici, accompagnata da stage bi-tri settimanale in azienda correlata all'indirizzo di studio scelto. I risultati ottenuti per ogni alunno, come si evince dalle relazioni conclusive di ogni Docente Coordinatore dell'Area di Progetto (realizzata con due-tre classi) e dal relativo Responsabile Tutor aziendale, possono essere così sintetizzati:

·         modalità diverse di apprendimento, di strategie cognitive

·         capacità di porsi un problema e pro-gettare per affrontarlo in autonomia

·         abilità di ricerca-azione

·         incentivazione alla creatività

·         assunzione di responsabilità collegiale orientata al processo e al risultato

·         disponibilità ad atteggiamenti e comportamenti che favoriscono la condivisione e i processi decisionali

·         accettazione/integrazione  di critiche esterne e interne al gruppo di progetto

·         contestualizzazione del progetto in uno spazio e in ambiti collegabili e più estesi

            E l'autogestione? Quella sì che è esperienza  di autentica crescita per gli studenti e per il docente, beninteso rispettando precise norme pedagogico-didattiche che in ambito scolastico si presume (quanto spesso erroneamente!) siano il naturale humus di ogni attività. Per comprendere  la singolare valenza di un'autogestione basta osservare due soli parametri: la motivazione  e la capacità di gestione dei tempi (rispetto agli obiettivi del Progetto) del singolo e del gruppo classe nel suo complesso.

Ad esperienza conclusa, si verificherà che il grado di motivazione è considerevolmente aumentato e la gestione tempo è divenuta consapevole operazione monitoraggio/verifica di ogni scelta per il singolo e per il gruppo (resistenze e timori per le prove di verifica scomparsi letteralmente e non per magìa, bensì per corretta impostazione metodologica). 

In una  simile esperienza dov'è il docente e qual è il suo ruolo? Il docente è sempre presente come osservatore esterno e tuttavia disponibile ad attività di ricerca-azione e, nel pieno esercizio delle competenze che si richiedono ad un docente formatore/educatore, al termine di ogni "lezione" gestita dal gruppo classe, offre il suo feeback, unico intervento da prof., essenziale per il processo metacognitivo, per l'apprendimento e il monitoraggio di abilità, capacità e competenze del singolo e del gruppo.  

            Se ancora volessimo chiederci quale sia la relazione tra Progettualità e metabletica, basterà riflettere: se è dato di fatto incontrovertibile che la vita dell’uomo è un processo metabletico, di cambiamento, la Progettualità è strumento essenziale per assistere, facilitare e gestire tale cambiamento.

Se nell’arco della nostra vita sentiamo il bisogno di imparare a relazionarci con noi stessi e con gli altri, è proprio il pro-getto che ci aiuta ad acquisire la capacità di adattarci ed adattare l’ambiente al nostro Sé. Ciò che impariamo giorno per giorno diventa parte integrante della nostra specialissima, individuale “storia” verso quel processo di identificazione dell’Io che dura per tutta la vita. E l’educazione progettuale del processo di sviluppo psicologico, sociale , motorio, è la forma di aiuto più efficace e autentica che l'educatore (genitori, docenti e ogni allenatore, istruttore, ...) possa esercitare nei confronti delle nuove generazioni. Se la famiglia ha il compito di educare all’Identità, alle istituzioni educative spetta il compito di indirizzare il bambino/ragazzo verso l'accettazione di diverse prospettive, punti di osservazione delle nuove realtà ed esperienze che lo attendono. Anche in questo la progettualità è trainante e potente strumento di facilitazione, nel momento stesso in cui il bambino, il ragazzo, il giovane  non è più oggetto di educazione, ma soggetto di educazione, viene ascoltato, può esprimersi, porre domande, avere e darsi risposte.

            Rileggiamo un passo che trovo emozionante [da Educare è altra cosa. Vita come conoscenza, scuola con coscienza, Di Andrea Iovino,Maurizio Spaccazocchi, in https://books.google.it]

 [...]In breve, saper rendere educente e seducente la propria azione formativa, saper offrire le proprie conoscenze e le proprie capacità pratiche nella figura di oggetti d'amore significa offrirsi quel grande dono che permette di trasformare i discenti, grazie a quello che viene definito processo metabletico in soggetti d'amore, cioè persone che vivono un profondo transfert pedagogico: un insegnamento degno di questo nome non inquadra, non uniforma, non produce scolari, ma sa animare il desiderio di sapere. [...] il maestro è colui che sa dislocare il trasfert amoroso mobilitato dall'allievo, dalla sua persona all'oggetto del sapere. Egli è amato in quanto ama il sapere rendendo il sapere un oggetto che causa il desiderio dell'allievo.[ Recalcati M., L'ora di lezione, Einaudi, Torino, '14, p.47]

Le persone che amano ciò che dicono e fanno, che mettono in evidenza le loro attrazioni emotive e cognitive possono, più di altre, instaurare rapporti educativi privilegiati. Ecco perché un educatore, prima di essere portatore di contenuti, dovrebbe considerarsi come una figura di attaccamento secondario [Bowlby J.,L'attaccamento alla madre, Boringhieri, To, 72] in grado di stimolare relazioni fra la dimensione biologica ed emozionale tanto del bambino quanto del giovane studente.

In questa visione psicopedagogica dell'educazione come esperienza e vissuto d'amore, di seduzione e dunque come processo metabletico, di trasformazione della persona, certamente le discipline artistico-umanistiche intese come eventi maggiormente in grado di attivare condotte di passione , di stupore e di desiderio, possono esse stesse mutarsi a poco a poco, grazie al contributo seduttivo dell'educatore, in figure di attaccamento perché più adatte ad essere trasmesse attraverso canali emozionali oltre che razionali.

            Ne riceviamo conferma anche da D. Goleman:

La mente emozionale è infantile in molti modi e lo è tanto di più, quanto più forte cresce l'emozione  [Goleman D., Intelligenza emotiva, Rizzoli, Milano, '94, p. 340]

 

Cordialissimamente,

Giancarla Mandozzi

 

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