DA EGOCENTRICI A ECOCENTRICI. Passaggi necessari per un nuovo paradigma

Inviato da Nuccio Salis

egocentrico

L’approccio sistemico applicato allo studio della personalità, ci ha obbligati a dirigere lo sguardo verso la complessità dinamica degli insiemi, dovuta alla perpetua interdipendenza dei singoli elementi che la compongono. Questo nuovo modello ha aperto una rivoluzione copernicana nelle modalità di approccio alla persona, così come è accaduto in svariati campi del sapere scientifico e di varie discipline di ricerca. Il ricavo in termini epistemologici è stato ed è tuttora piuttosto soddisfacente. Superata una visione frammentaria e parcellizzata dell’entità persona, non resta che cogliere la sfida di affrontare le nuove numerose domande e annessi dubbi che inevitabilmente si sviluppano dal momento che si colgono aspetti prima sottostimati o ignorati, nell’ambito dell’interesse verso un oggetto di studio.
Se l’idea dominante in vigore riguardava la capacità dell’Io di processare in termini logici, congruenti e realistici, tutti i dati-stimolo da elaborare, successivamente, è stata messa in discussione la stessa idea di realtà, prendendo atto quanto la volontà di controllo risulti una mera illusione, se non che addirittura un comportamento controproducente nella ricerca dell’equilibrio personale.


Questa caduta dei lumi non ha affatto generato mostri, come ci si aspettava che accadesse, ha piuttosto svecchiato convinzioni parziali e atteggiamenti dogmatici, insegnando a ciascun studioso la necessità di uno sguardo aperto, incantato e disposto a contemplare perfino ciò che lo sorprende e che collide con le sue previsioni.
La teoria di un Io accentratore che gestisce impulsi e perviene sempre alla verità, ha ceduto via via il posto a un nuovo paradigma, più attento alla simultaneità delle variabili in gioco, e soprattutto non così sprovveduto da non considerare i diversi contesti di vita che fungono da contenitore alle varie note espressive di sé. Si delinea, in pratica, l’immagine del Sé, che configura l’individuo come un fenomeno soggetto alla continua trasformazione, sempre in attività con il suo ambiente di riferimento, considerato peraltro nei suoi distinti ed interconnessi livelli strutturali e processuali, suscettibile di cambiamento per mezzo della sua volontà, protagonista partecipe della sua evoluzione e agente co-costruttore di significati esperienziali, che negozia e condivide con i propri simili.
Il Sé è comunque il luogo dell’individualità, ovvero il nucleo fondante che costituisce la persona. Esso è il nostro principale costrutto che testimonia il modo attraverso cui ci manifestiamo a noi stessi e agli altri. E ho detto “individualità”, e non individualismo, per l’appunto, proprio perché il Sé è un’entità multidimensionale che si costruisce difatti attraverso gli scambi con il mondo sociale, in un reciproco gioco-forza di influenze.
Quando il Sé dimentica, ignora, minimizza e trascura il suo legame con la fonte socio-culturale da cui ricava le sua struttura composita e unitaria al tempo stesso, allora si ritrova in una prospettiva autoreferenziale, che un tempo si sarebbe chiamata egocentrismo. Il riferimento non è affatto indirizzato alla legittima ricerca di intimità o solitudine ascetica, si tratta invece di fare capo a un ripiego egoico che non considera la presenza dell’alterità, e che agisce secondo dettami volti a soddisfare l’esclusivo interesse personale, anche a scapito della dignità e libertà altrui.
Il soggetto ego-centrato pronuncia spesso “Io”, “È mio”, “ Voglio”; esprime il linguaggio del possesso e dell’avere, è spregiudicato nel difendere il proprio interesse, e si muove nella convinzione che la maggior parte delle persone la pensino come lui, ed abbiano i suoi stessi obiettivi. Quindi si costringe all’ambivalenza nel rapporto con gli altri, in quanto questi, se da una parte rappresentano una comoda necessità da cui raccogliere consenso, d’altra parte sono anche degli scomodi eventuali rivali da eludere e mettere fuori gioco. Il soggetto ego-centrato non conosce la divisione. Dividere, per lui significa perdere, e quindi tende a conservare, trattenere, collezionare, e ad applicare nel rapporto con le persone la stessa legge che vale per lo scambio ed il prezzo della merce. Questo lo espone ad un maggiore livello di corruttibilità di sé.
Da questo modello di umanità, evidentemente fallimentare, è necessario anteporre uno stile in grado di erompere dalla gabbia narcisista dell’Io, e di prendere coscienza del legame Causa/Effetto che ogni nostra azione comporta sia su noi stessi che nel rapporto con gli altri.
Quando, per esempio, si sente parlare di educazione ambientale, l’augurio è che i contenuti e la didattica su un tema così importante, non si riducano su come fare la differenziata o applicare politiche di risparmio energetico nella vita domestica. È più che urgente riflettere su come esista un profondo parallelismo fra la realtà complessa del Sé e l’ambiente nel quale si cresce e si fa parte. Entrambi questi sistemi, infatti, si coordinano vicendevolmente e si compenetrano l’uno con l’altro. Questa interrelazione è stabilita da un principio di Azione/Reazione, che deve indurre a pensare su come siamo responsabili circa l’equilibrio e l’armonia di ciò che ci circonda, per il semplice fatto che ciò che ci circonda è già dentro di noi!
“… come è dentro così è fuori”, sosteneva l’alchimista Ermete Trismegisto.
Vivere ed interiorizzare tale equazione ci aiuterebbe a passare dall’attuale dominio ego-centrato, ad un nuovo prototipo di essere umano eco-centrato, consapevole che qualunque cosa che faccia a qualunque creatura, animale o umana, lo ha fatto anche a se stesso.
Così come non c’è Io senza Tu, infatti, non c’è nemmeno Sé senza Altro. L’essere umano si realizza soltanto nel legame interpersonale, poiché è questo il suo più grande bacino di stimoli, informazioni ed esperienze. Ciascun soggetto si compie nella dinamica dello scambio, e prendersi cura di questa dimensione dell’esistenza, significherebbe davvero implementare un approccio pienamente ecologico, dove la salute e la qualità dei rapporti fra umani sia ammessa come base per contribuire a tutelare il delicato equilibrio anche di ogni preziosa risorsa naturale.
Occorre in definitiva superare il modello dell’umano ego-centrato, che produce distonia in sé, nel rapporto con gli altri e la natura vivente, e passare alla creazione dell’individuo eco-centrato, sensibile, umile, rispettoso della Legge che sta al di sopra di noi. Bisogna dunque imparare a cogliere il legame interdipendente fra le varie parti, per assolvere al nostro compito di custodi e non distruttori dell’ambiente che ci circonda, e che dunque ci abita già all’interno.
 

Potrebbero interessarti ...