ATTACCHI, COMPIACI O ARRETRI? Modelli primari del comportamento e ricadute nella vita adulta

Inviato da Nuccio Salis

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A seguito di numerosi anni di studi e ricerche, nell’ambito della qualità di vita psichica ed affettiva durante l’età evolutiva, si è giunti alla pacifica conclusione di come sia di fondamentale importanza, per un bambino che vive l’esperienza della crescita, poter contare su un ambiente che offra allo stesso un terreno di sostegno sufficientemente sicuro ed equilibrato. Numerosi autori ed osservatori hanno sempre posto in evidenza il ruolo significativo delle sollecitazioni ambientali, sia nel caso appartengano a condizioni spontanee o naturali, o anche quando risultano associati ai diversi livelli di programmazione strutturata. Le risorse contestuali costituiscono la fonte di una ricca ed articolata serie di input, i quali raggiungendo il complesso organismo reattivo del bambino, inducono il medesimo ad attivarsi per rispondere al flusso degli stimoli recepiti e successivamente elaborati. La qualità e l’efficacia delle risposte retroattive, da parte del bambino, descrivono il modello dentro cui egli è situato, misurandone il grado di potenzialità espressiva ed espansiva di sé; quindi le sue possibilità di ricerca attiva, attitudine esplorativa e tendenza sperimentale nel rapporto con il suo campo d’azione.


Cogliendo ed osservando il repertorio comportamentale ed espressivo-emozionale delle dinamiche del bambino, si perviene a riconoscere una determinata tipologia nell’ambito della relazione che il bambino investe nei confronti del modello triarchico “se stesso”, “l’altro”, “il mondo”.
Tale nucleo tripartito contiene il sistema di credenze e convinzioni che il bambino comincia a costruire, in concomitanza con i suoi vissuti emozionali. È nella complessa combinazione di questi aspetti, che egli comincia a delineare le prime impalcature di una condotta guidata da un senso e da un’idea di sé, dell’altro e del mondo. Sarà dunque la sua bussola interna a conferire un atteggiamento motivato da particolari caratteristiche proprie, e che in ciascun caso si conformano e si trasformano nel divenire storico della persona e della sua storicità.
Fra gli elementi che si possono annoverare, ai fini di un’identificazione di quale atteggiamento il bambino stia assumendo, ne fanno parte quei comportamenti che riscuotono una certa evidenza ed immediatezza. Ad esempio, è possibile osservare quanto un bambino sia mosso dalla curiosità di esplorare, muoversi nello spazio, indagare autonomamente la realtà gestendo le distanze dall’agente primario di socializzazione (caregiver), sia in allontanamento che in ricongiunzione. Altrettanto importante è misurare la dilatazione dei tempi di attesa in riferimento a quanto un bambino conserva la sua autonomia attentiva focalizzata o persiste nella sua attività anche quando la figura principale di riferimento si è assentata.
Il modo attraverso cui un bambino reagisce adattandosi in situazione, comunica importanti dati e coordinate su come procede il bambino stesso nel suo percorso di autonomia e gestione del distacco. In un bambino equilibrato, le istanze affettivo-emozionali sono corredate alla spinta esplorativa, e quindi gestite senza eccessi e prevaricazioni di una di queste componenti, sulla controparte complementare. Ciò è in sintesi, un atteggiamento noto in letteratura come “attaccamento sicuro”.
E questo denota anche, da parte del bambino, l’interiorizzazione di una idea di sè, dell’altro e del mondo, sostanzialmente positiva, e che gli fa credere che la vita debba essere un’esperienza che val la pena conoscere e proseguire.
Ciò si struttura, naturalmente, in base ad una complessa interazione fra una moltitudine di fattori già dati, cioè innati ed endogeni, che fanno parte del genotipo di cui il bambino è proprietario, e per un intreccio fra questi e le innumerevoli variabili ambientali che definiscono la cornice dentro cui il bambino stesso è agente attivo.
Dunque, temperamento, attitudini e predisposizioni, caratteristiche organiche e peculiarità reattive, si combinano con tutti i livelli micro e macrosociali che fanno da contenitori dinamici nell’esperienza di formazione del bambino.
Se il contesto si manifesta in una prospettiva arricchente, che favorisce l’esperienza esplorativa, che soddisfa l’attitudine alla ricerca, che nutre con efficacia i bisogni psichici ed affettivi del bambino, costui apre la possibilità ad un divenire il più possibile sereno, armonioso ed equilibrato.
Qualora invece il contesto, per le sue disfunzionali caratteristiche, non agevolasse un orizzonte di crescita e di maturità in previsione delle conquiste di autonomia, il bambino si troverebbe in una situazione di frustrazione e deprivazione affettiva, sviluppando un’idea di sé, dell’altro e del mondo, come foriera di catastrofe e di fallimenti. A muoverlo verso il mondo non sarebbe più, dunque, un sentimento positivo di fiducia, ma una previsione ansiogena di caducità e di inadempienza.
Secondo uno schematico riassunto, si elencano tre possibili modalità reattive:

a) Attacco: L’emozione di base corrispondente è la rabbia. La risultante comportamentale è l’aggressività. L’orientamento personologico è l’estroversione.
b) Compiacenza: l’emozione di base corrispondente è la paura. La risultante comportamentale è la dipendenza. L’orientamento personologico è l’estroversione.
c) Distacco: emozione di base: insicurezza. La risultante comportamentale è il ritiro. L’orientamento personologico è l’introversione. È bene precisare che l’insicurezza è un’emozione a carattere secondario, diversamente dalla rabbia e dalla paura, annoverate invece fra le emozioni propriamente dette “di base”.
Riassunti in una tabella, sono visualizzati come seguono:

 

TIPOLOGIE REATTIVE DA DISFUNZIONALITA’ AFFETTIVE
REAZIONE          EMOZIONE            COMPORTAMENTO             ORIENTAMENTO PERSONOLOGICO
Attacco                    Rabbia                      Aggressività                                        Estroversione
Compiacenza        Paura                       Dipendenza                                          Estroversione
Distacco              Insicurezza                        Ritiro                                                Introversione

 

 

 

In riferimento alla teoria dei tipi psicologici di Carl Gustav Jung, ho combinato i modelli riportati in tabella, con gli orientamenti e le funzioni personologiche indicate dal noto psichiatra svizzero. Ho dato luogo così a dei sottotipi di strutture avanzate di personalità, da considerarsi limitatamente dentro un contenitore puramente dialettico.
Ne sono scaturiti 12 modelli di personalità, che elenco e descrivo:

Sottotipo Estroverso-Razionale [ATTACCO]: Potrebbe giustificare la sua rabbia, trovandole un correlato che a suo modo di vedere la legittima. Potrebbe cioè ricorrere a una convinzione che ammetta l’espressione della sua rabbia, per dirigerla verso l’oggetto identificato come responsabile del proprio malessere. Si tratta naturalmente di processi di attribuzione a carattere proiettivo, quindi fortemente connotati da elementi non soltanto e non del tutto consci.
Sottotipo Estroverso-Razionale [COMPIACENZA]: La rilevante ed eccessiva apertura verso il prossimo è mossa dalla paura della perdita del legame, quindi le attenzioni sono rivolte ad una fonte esterna di riconoscimenti, affinché questa dispensi attestati di stima e di considerazione; nutrimento irrinunciabile per chi si trova all’interno di questo modello personologico, peraltro caratterizzato dalla paura. Diventa probabile l’esternazione di un comportamento solidale attivo, secondo cui la persona si prodiga per il suo prossimo, allo scopo recondito e difficilmente riconosciuto, di ottenere soltanto l’apprezzamento altrui. L’acquisizione di un ruolo programmato, scelto e definito, diventa l’espediente con cui conservare le relazioni, dalla cui tenuta dipende l’equilibrio psico-affettivo del soggetto.
Sottotipo Estroverso-Emotivo [ATTACCO]: Può essere proprio colui che agisce la rabbia in modo più impulsivo e diretto. L’emozione contattata motiva direttamente l’azione, in quanto ciò che si vive interiormente assume una prospettiva di lettura del mondo.
Sottotipo Estroverso-Emotivo [COMPIACENZA]: Possibile repertorio di comportamenti seduttivi, all’indirizzo di chi si vuol conquistare e conservare come referente oggettuale, per vincere il proprio vissuto di solitudine e di impotenza. Si conta su quanto l’altro sia in grado di arricchire emotivamente la propria vita, per potersi così sentire amati, valutati positivamente e protetti.
Sottotipo Estroverso-Sensoriale [ATTACCO]: Sono sufficienti poche informazioni dall’ambiente per produrre una risposta estrovertita di attacco.
Sottotipo Estroverso-Sensoriale [COMPIACENZA]: Si potrebbe manifestare come colui che cerca di cogliere e registrare soprattutto segnali che diano la conferma che può esistere, e che può affrontare la paura di essere abbandonato e lasciato solo.
Sottotipo Estroverso-Intuitivo [ATTACCO]: Può essere molto facile che questa tipologia di individuo sia particolarmente incline ad avvertire facilmente eventuali sollecitatori della rabbia, e quindi a dare avvio a una reazione aggressiva. Canalizzato sensibilmente con l’ambiente esterno, potrebbe modellare un’idea di mondo come una sorta di “oggetto persecutore” da cui proteggersi, naturalmente prevenendo gli attacchi verso di sé, attaccando per primo.
Sottotipo Estroverso-Intuitivo [COMPIACENZA]: Guidato dalla paura, tale soggetto può facilmente agganciarsi alle richieste implicite del partner, del quale tende ad assecondarne esigenze recondite mancate, nel timore di perderlo. Diventa così potenziale alleato facilmente soggiogabile da chi si pone in posizione di “one-up”, all’interno di una relazione complementare. Si potrebbe trattare di coloro che vivono spesso in una situazione di ambivalenza secondo cui, il rapporto che crea loro disagio non viene comunque reciso, in quanto degenerato in una simbiosi congestionata dalla dipendenza e dalla paura di non essere all’altezza di affrontare lo svincolo e la perdita.
Sottotipo Introverso-Razionale [DISTACCO]: Potrebbe trattarsi della tipologia individuale che tende a crearsi una ragione con cui validare l’insuccesso del legame. La debolezza e la fragilità di ciascun rapporto viene fatta ricadere intimamente all’interno di una cornice di svalutazione, secondo la quale la controparte, se stesso o le circostanze ambientali, non possono permettere la stabilità e la realizzazione efficace della relazione. Perciò, conclude “tanto vale la pena perdersi”.
Sottotipo Introverso-Emotivo [DISTACCO]: Sarebbe colui che si strugge, e che vive la perdita come una ferita quasi insanabile, e che consegna al tempo il compito dell’oblio, nel tentativo di sganciarsi definitivamente dalla figura che lo ha lacerato nei sentimenti. L’energia residua viene spesso sublimata in attività ricreative o distraesti, consumati naturalmente nella beata solitudo.
Sottotipo Introverso-Sensoriale [DISTACCO]: Sfiducia e allontanamento da tutto ciò che riconduce alla rievocazione del modello anaffettivo primario.
Sottotipo Introverso-Intuitivo: [DISTACCO]: Probabilmente colui che ripiega molto su di se, e che sembra paventare l’ombra del fallimento e della frattura relazionale, ad ogni nuovo possibile inizio. Cerca o recepisce indizi di caducità nel suo mondo interpersonale, preferendo affrancarsene e ritagliarsi personali spazi di meditazione e ritiro.

Queste combinazioni sono naturalmente da considerarsi non esaustive e meramente teoriche, poiché non hanno la pretesa di soddisfare la descrizione e l’analisi circa la complessità strutturale e funzionale che determina la personalità come fenomeno ed oggetto di indagine psicologica.
Tutto ciò si pone piuttosto come un minuscolo, umile e personalissimo contributo per delineare un possibile punto di ispirazione, per arricchire ulteriormente uno dei temi più misteriosi, complicati ed affascinanti, che riguardano il divenire dell’essere umano.
 

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