scoprire e contenere l’autocompiacimento …


complessità

scoprire e contenere l’autocompiacimento …

 

            Talvolta considerato necessario e utile a rafforzare l’autostima o consentire l’autorealizzazione, l’autocompiacimento è sensazione assai più complessa e difficile da individuare.

Provare compiacimento dei risultati che abbiamo ottenuto, o delle idee che orgogliosamente difendiamo e con le quali ci proponiamo agli altri, è sensazione appagante e proprio per questo può diventare la causa profonda e ben nascosta del nostro rifiuto a modificarci, in definitiva a crescere.

Osservato da questo punto di vista, l’autocompiacimento rivela la sua ambigua natura e la sua evidente diversità rispetto all’autostima che, al contrario, quando è solida e allenata, ci suggerisce possibili cambiamenti in meglio, ci dispone ad accettare i cambiamenti con animo sereno, ci consente di accettarci anche con i nostri limiti che tuttavia possono essere aggrediti e persino risolti.

 

            Forse è proprio questo aspetto che dovremmo con attenzione comprendere per decifrare la nostra realtà.

Provo a chiarire: il nostro mondo è in continuo fermento, direi in fibrillazione e suggerisce a ciascuno di noi, con la forza potente dei media, atteggiamenti, comportamenti  e modelli in continuo divenire, spesso in contraddizione tra loro, da assumere acriticamente. E già acriticamente perché altrimenti potremmo notare distorsioni o scorrettezze, interessi altrui che non collimano con i nostri e anzi entrano in collisione con le nostre aspettative e dunque è meglio (sic!) uniformarsi, adeguarsi per provare almeno la sensazione di essere in tanti, un bel gruppo numeroso che forse o per certo sta sbagliando, ma se in tanti sbagliano vuol dire che l’errore era inevitabile e dunque va bene così. E così ci compiaciamo di ciò che abbiamo assunto come nostro modello di vita, di ciò che abbiamo raggiunto per noi e per i nostri cari e stazioniamo nello status quo, imperfetto e poco soddisfacente, ma l’unico possibile.

            E il cambiamento? E la crescita mia personale, del mondo che mi circonda? Per ora non è possibile, tanto vale fermarsi, nascondendo questa immobilità con un perpetuo andare, vagare muovermi da un luogo all’altro, da un oggetto ad un altro, realmente o virtualmente.

            Torna alla mente il migliore dei mondi possibili di Pangloss nel Candide di Voltaire e inevitabilmente la sottile polemica con Leibniz. Erano altri tempi, certo, si era nel XVIII secolo, ma quante volte ci siamo sentiti ripetere che quel secolo con quell’Illuminismo è alla radice del nostro mondo contemporaneo?

            Più che sentirsi arrogantemente superiore agli altri, più che renderci aggressivi, più che nutrire la nostra autoreferenzialità, l’autocompiacimento ci impedisce di realizzarci al meglio, ci tarpa le ali, ci incatena allo status quo con la magra soddisfazione di chi poco ha compreso se stesso e ciò che lo circonda.

E dunque proviamo a snidarlo, ad individuarlo proprio quando ci si presenta come la forza che ci trattiene dal fare un passo in avanti…nella direzione che meglio ci si addice.

 

Cordialissimamente,

Giancarla Mandozzi

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