L’approccio integrato nelle psicoterapie e nel counseling

Inviato da Liana Gerbi

altTrattiamo la nascita e lo sviluppo della psicoterapia integrata in quanto le motivazioni e i vantaggi di fondo dell’approccio integrato sono proprio quelli che hanno ispirato il tipo di Counseling che è la base su cui fondiamo i nostri interventi professionali.
Storicamente la psicoterapia è stata caratterizzata dalla difficoltà mostrata dai diversi modelli di comprendere l’importanza dell’interagire tra loro arricchendosi reciprocamente.
L’integrazione ha lo scopo di superare i confini di un’unica scuola, prendendo in considerazione altre prospettive e caratterizzandosi per una maggiore apertura verso teorie e tecniche diverse (Manucci & Di Matteo, 2004).


La disciplina psicoterapica si trova attualmente in uno stato caratterizzato dal caos e dalla competizione tra diversi orientamenti. Negli ultimi trent’anni si è assistito ad un incredibile aumento, sia a livello quantitativo, sia a livello qualitativo, delle varie psicoterapie, tanto che a metà degli anni ’80 Karasu ne individuava più di 460 tipi (Karasu, 1986).
In questi orientamenti le posizioni sono piuttosto rigide e assolutistiche ed ognuno afferma l’assoluta efficacia delle proprie metodologie, in contrapposizione a quelle degli altri. Questo clima non favorisce lo scambio e la crescita che si potrebbero ottenere da un confronto scevro da pregiudizi.

 

Tuttavia bisogna sottolineare che nell’ultimo decennio la rigidità e le spinte competitive si vanno attenuando. Le posizioni appaiono più morbide e si fa strada una nuova disponibilità degli psicoterapeuti a riconoscere anche negli altri orientamenti, fattori che possono risultare utili al trattamento di pazienti e a problemi differenti. Si apre così a ciascun professionista un ampio ventaglio di tecniche da poter combinare e utilizzare in modo creativo insieme a quelle proprie dell’orientamento scelto. Inoltre, appare utile ricercare gli elementi comuni ai diversi modelli che li rendono particolarmente efficaci, stabilendo dei principi generali, accettati dalla maggior parte dei clinici, al fine di far chiarezza nel caos delle varie teorie in competizione.

Integrazione, infatti, vuol dire “combinare la molteplicità delle teorie in un numero più maneggevole di elementi operativi comuni e in un vocabolario dal significato condiviso” (Maherer, 1989). Le ricerche svolte sull’efficacia delle psicoterapie hanno dimostrato che nessun approccio terapeutico è nettamente superiore ad un altro e sono poche le prove evidenti che rendono preferibile l’uso univoco di una determinata procedura o modello per il trattamento di problemi specifici (Stiles et al., 1986; Elkin et al. 1989; Beckham, 1990).

Il primo a parlare di integrazione fu French negli anni ’30. Egli si interessò particolarmente ai legami tra psicodinamicità e condizionamenti pavloviani. Negli anni ’50 Gregory Bateson si dedicò ad una ricerca interdisciplinare sulle regole base della comunicazione umana, da lui considerata fattore comune e indispensabile a tutte le forme di psicoterapia. Negli ultimi anni il movimento per l’integrazione si è andato ampliando e sono stati proposti numerosi modelli che integrano diversi elementi di psicoterapia in un sistema unificato di aiuto (Maharer, 1989). Attualmente le forme più diffuse sono: l’eccletismo tecnico, l’integrazionismo teorico e i fattori comuni (Arkowitz, 1989).

In particolare i fattori comuni rappresentano un nucleo di elementi condivisi tra le diverse psicoterapie. L’applicazione combinata di queste componenti permette di individuare trattamenti più efficaci. Questo tipo di approccio cerca di cogliere le somiglianze tra diversi tipi di psicoterapia, sia a livello teorico, sia nella pratica. Frank (1973), per esempio, descrive il cambiamento terapeutico come risultato dell’applicazione di alcuni fattori comuni a tutti gli approcci: una relazione protetta e basata sulla fiducia, un setting di sostegno; uno schema logico-concettuale, un rituale terapeutico (ibidem).

Questo modello è stato applicato anche al Counseling cosiddetto “integrato”, che racchiude in sé alcuni principi e tecniche presenti nei diversi modelli di Counseling esistenti, compresi alcuni “minori”, non citati in questo lavoro. Infatti, è in generale possibile identificare dei punti comuni alle relazioni di Counseling e ai processi in esse contenuti. L’obiettivo di migliorare la vita del cliente e di potenziarne le risorse è l’esempio più esemplificativo di questo filo conduttore. Per quanto riguarda, poi, le abilità necessarie al counselor, indipendentemente dal suo orientamento, possiamo sicuramente citare come indispensabili l’ascolto attivo e l’empatia. Il primo riguarda la concentrazione e l’attenzione dedicata alla comunicazione da parte del cliente, sia sotto l’aspetto verbale, sia non verbale. Fa parte di questo elemento l’accoglienza incondizionata di qualunque contenuto trasmesso. A questo fine è utile, se non indispensabile, monitorare anche le proprie reazioni emotive, sensazioni, credenze ed eventuali pregiudizi.

Per quanto riguarda l’empatia, invece, a parte quanto già detto altrove, citiamo alcuni studi che hanno dimostrato che, quando presente da parte del counselor, favorisce il cambiamento del cliente diminuendo le sue resistenze.
Considerando, inoltre, l’estrema rapidità ed eterogeneità con cui avvengono oggi i cambiamenti sia sul piano sociale, sia su quello culturale, l’agevolatore al passo coi tempi e in sintonia con il proprio contesto riflette tali mutamenti, dimostrando familiarità con svariati approcci e strategie da cui ha sviluppato comunque una propria teoria di riferimento. Per essere in grado di stabilire una relazione d’aiuto che realmente agevoli il cliente verso il cambiamento comportamentale e la soluzione del problema, il counselor ha bisogno di padroneggiare con competenza teorie e tecniche dei principali modelli operativi.

Come sintesi delle diverse correnti psicoterapiche da cui derivano i diversi orientamenti di Counseling, racchiusi poi nel paradigma “integrato”, ci rifacciamo al seguente elenco contenuto in Manucci & Di Matteo (2004):

  • Modello psicodinamico;
  • Modello cognitivo-comportamentale;
  • Modello umanistico-esistenziale;
  • Modello sistemico-relazionale;
  • Modello biofunzionale-corporeo.

Liana Gerbi – counselor socioanalista - Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.
Ilaria Salonna - psicologa cliunica – counselor professionale

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