Mamme di successo

Inviato da Sara Mendogni

brava mamma

Le competenze della brava mamma

Sei regole da portarsi a casa

 

Si può parlare di mamme di successo? Da cosa si evince la qualità di una brava mamma?

Per comprendere la natura di questa domanda e trovare una risposta significativa occorre fare alcune importanti premesse ed andare oltre ogni qualunquismo e banale regola del buon senso. Rifletterei inizialmente sul significato della parola successo per arrivare in seguito alle implicazioni connesse.

Ogni specie vivente si adopera per il raggiungimento del successo. E’ un istinto naturale per tutti. Per il cerbiatto il successo è la conservazione della propria specie e la tutela della sopravvivenza; per l’essere umano, specie dotata di una coscienza e di una mente più sviluppata, il successo coincide con bisogni più complessi e non solo di natura corporea: inseguire e realizzare i propri sogni, essere soddisfatti del proprio operato e dei propri traguardi, condividere la vita con chi si ama, vedere i propri figli crescere sani e felici sono tutti indizi di una vita di successo.

 

Qual è il filo che connette il cerbiatto alla madre di successo? Se ci pensiamo, la regola è sempre la stessa: il successo si misura in relazione all’efficacia del risultato che le nostre azioni hanno sul contesto ambientale che ci circonda. Dipende inoltre da un insieme di competenze e abilità che il soggetto mette in atto per il raggiungimento di risultati “positivi”, cioè funzionali, per sopravvivere nel mondo. Il successo è raggiunto quando il contesto ci dà il proprio “consenso”, quando cioè invia conferme che quello che abbiamo fatto è corretto per la nostra sopravvivenza/felicità. Per esempio, il cerbiatto di successo riesce a sopravvivere, a nutrirsi e prolificare tra le insidie del bosco, mentre la mamma di successo cresce, presumibilmente felice e soddisfatta, figli sani e forti.

A questo punto scatta la domanda fatidica: come fare per crescere nel modo più corretto possibile i propri figli ? quali sono gli strumenti del successo per una madre?

Ho poc’anzi accennato alla necessità di adottare le competenze e abilità per inseguire e mantenere risultati positivi. In ogni contesto di vita – da quello aziendale, educativo, famigliare - è infatti necessario adottare determinate competenze, conoscenze ed abilità per raggiungere gli scopi prefissati. Se diamo un’occhiata ad internet ci accorgeremo che esistono migliaia di corsi per il trasferimento delle più variegate competenze in tantissimi ambiti. Anche se non esiste un vero e proprio corso che insegni il mestiere di madre, ci sono comunque a disposizione esperti e consultori che, all’insorgere di bisogni specifici, offrono la loro consulenza. E, per fortuna, esistono sempre più mamme che si fanno domande e cercano costantemente di arricchire il proprio patrimonio di risorse e il proprio savoir faire.

Tenendo conto della delicatezza dell’argomento e delle infinite tipicità che disegnano quella magica composizione che è il ruolo di madre tenterò di costruire un prontuario con le competenze delle mamme di successo, sulla scia di consigli ed esperienze di donne che della maternità hanno e stanno facendone una vera e propria professione.

 

1.    Alleiamoci con il nostro compagno per creare una rete genitoriale più salda, per condividere scelte e responsabilità non solo lungo tutto il percorso di crescita del figlio, ma anche nella fase di pre e post parto. In questo modo l’uomo si sentirà più coinvolto e utile, anche in quei momenti in cui un uomo percepisce inevitabilmente il proprio ruolo come superfluo. L’equilibrio delle madri e delle coppie dipende anche da questo, da una comunicazione sana nella coppia ed una comprensione reciproca. Coltivare prima di tutto la relazione di coppia, curare l’affettività e l’intesa col partner amplifica la gioia della maternità.

 

2.    Diventare madri espertee scientificamente preparate significa innanzitutto acquisire una nuova confidenza col proprio corpo e adottare certe premesse tecniche in merito al suo funzionamento nelle varie fasi della gravidanza, dal pre al post parto. Sapere quali meccanismi si innescano durante la gravidanza, durante il parto e l’allattamento permette ad una madre di prepararsi alla maternità in modo più consapevole e quindi più sereno. Esistono diversi corsi, offerti da équipe di medici ed ostetriche, che preparano in questo senso e non sono solo rivolti all’educazione all’affettività ed alla cura del neonato, ma anche all’acquisizione di competenze scientifiche legate al cambiamento del proprio corpo,  alla ripresa delle abitudini alimentari e sessuali.

 

3.    Acquisire, perché no, alcuni strumenti basilari di psicologia infantile – magari seguendo un corso, leggendo libri o chiedendo consulenza a esperti del settore - per comprendere e gestire l’insorgere di bisogni o problematiche legate alla crescita permette di interagire in modo più fluido con il proprio figlio; questo evita anche il rischio di inciampare in certe credenze ingenue o in pregiudizi. Non è raro vedere madri impreparate e ignoranti circa la natura dei comportamenti del proprio bambino; non sempre questo provoca danni, ma dal momento che oggi esistono servizi ed una cultura che offrono sostegno a madri e genitori sarebbe utile sfruttare queste opportunità. Quando si è preparate a gestire quelle difficoltà e dubbi, che indiscutibilmente tutte devono affrontare si coglie l’occasione per accudire al meglio il bambino, ma anche per vivere la maternità con più equilibrio e serenità.

 

4.    Una costante cura di sé e della propria immagine, il rispetto di se stesse come donne, e non solo come madri, alimenta la autostima. Dedicarsi a se stesse ed al proprio benessere, al proprio divertimento, alla propria coppia anche quando la priorità è naturalmente rivolta verso il proprio figlio è fondamentale per caricarsi di energie e affrontare la quotidianità con slancio e passione. Viene più naturale dedicarsi con amore ad un figlio quando si riesce a ritagliare piccoli momenti di appagamento per se stesse, non credete?

 

 

5.    Che dire delle neo mamme lavoratrici? Casi di successo ce ne sono tanti. Il consiglio che spesso viene dato da queste “mamme esperte” è quello di avviare un vero e proprio progetto “manageriale” per gestire la propria maternità in equilibrio con il lavoro. Inquadrare obiettivi (quando rientrare al lavoro? Come non creare traumi né a sé, né al bimbo, né all’azienda nella fase di riaggancio con il lavoro?), valorizzare strumenti e risorse (la rete familiare, i colleghi, eventuali asili nido)  aiuta ad investire energie e a sfruttare al meglio il tempo che si ha a disposizione.

Sebbene il rientro alla vita lavorativa possa essere vissuto da certe mamme come il riappropriarsi di una vita al di fuori di pappe e pannolini è inevitabilmente un distacco doloroso, sia per il neonato che per la madre. Il senso di colpa spesso si insinua al pensiero del proprio bimbo lasciato in mani estranee. Ma occorre fare i conti anche con questo delicato momento e cercare di “normalizzarlo” il più possibile, perché è fisiologico e spesso necessario. Affinché il rientro al lavoro sia più indolore le mamme potranno, per esempio, raddoppiare la dose di affetto e giochi la sera al ritorno a casa, o inventare nuovi momenti di svago da condividere in famiglia.

 

6.    Dal momento che il ruolo di madre è prima di tutto rivestito di competenze educative, oltre che affettive, è opportuno che tutte conoscano le principali regole della comunicazione efficace. Lo sappiamo tutte… quanto più viviamo in stretto contatto con qualcuno, tanto meno si è capaci di gestire la comunicazione in modo efficace, perché spesso l’emotività vince sulla strategia. Ma se la conoscenza di poche regole comunicative rendesse più facile e scorrevole il rapporto con vostro figlio, cosa fareste? Ecco alcune piccole strategie:

ü  L’atteggiamento della curiosità e dell’ascolto è la prima fondamentale regola che ogni educatore deve far propria e prevede l’assunzione di una precisa posizione da parte di chi l’assume: quella di chi fa domande. Rivolgere domande in modo empatico e non inquisitorio facilita la comprensione dei bisogni e degli obiettivi del proprio figlio. Accettare l’idea che ogni comportamento è mosso da un’intenzione permette di dare un senso ed un aspetto positivo da riconoscere al comportamento del bambino. Cogliere l’intenzione, spesso esiliata al mondo dei non-detti, influenzerà enormemente il proprio modo di relazionarsi.

Questo nuovo modo di “mappare” la relazione madre-bambino si struttura solo se si adotta la lente della curiosità. Essa è una lente che conduce verso uno sguardo sull’altro con rispetto e senso di scoperta

Rivolgere domande anche a se stesse, poi, aiuta moltissimo. Domandarsi, per esempio, il perché un atteggiamento del proprio bambino crei tanto fastidio svelerà, forse, un problema che è più della madre che del figlio. Potrebbero emergere timori, dubbi, senso di inadeguatezza, ma fare i conti con le proprie emozioni certamente aiuterà a dissolvere anche le incomprensioni col proprio figlio.

 

ü  Costruire valore e senso attorno al mondo di idee, emozioni e comportamenti del figlio incoraggiandolo ad esprimersi, a capirsi, a rispettarsi attraverso l’esempio ed il dialogo. Questo significa aiutarlo a far emergere le proprie risorse ed i propri sogni che non sempre saranno in linea con le aspettative dei genitori. Ecco, allora, che emerge un’altra premessa fondamentale per un buon educatore: quella della accettazione profonda e del rispetto nei confronti dell’evoluzione di un individuo che non è di proprietà della madre, ma è un essere libero che, come tutti gli esseri viventi in natura, nasce per essere svezzato.

 

ü  Costruire una rete di regole chiare e salde è essenziale per la buona condotta di un bambino che si prepara a diventare adulto.

Anche in questo caso il linguaggio è un formidabile codice di comunicazione: occorre adeguare le parole con il comportamento, connotando il proprio messaggio del senso e del valore che realmente si vuole trasmettere al figlio. Per esempio, se si riprende un figlio perché è stato aggressivo con un compagno o perché sta urlando non lo si può fare strillando e strattonando il bambino. In questo caso il messaggio inviato dall’adulto è contradditorio e crea confusione; al contrario, si deve rendere il linguaggio non verbale (corpo, espressione del viso) e para verbale (il tono della voce) coerente con il contenuto del messaggio verbale: se dunque stiamo educando nostro figlio alla pace non raggiungeremo mai il nostro obiettivo attraverso modi e toni violenti.

 

 

Certamente il mestiere di madre non è semplice! Ma come ogni mestiere è governato da regole e trucchi che possono facilitare non solo la buona condotta, ma anche il divertimento nello svolgere il proprio compito. 

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