Il counseling ...dalla A alla Zeta: S


Il counseling ...dalla A alla Zeta: S

Non stiamo componendo un dizionario del counseling, semplicemente proseguiamo con alcuni spunti e incursioni nell’ordine alfabetico, per connotare il counseling e darne una immagine consona alle innumerevoli forme di aiuto che può rappresentare per ciascuno di noi, in attesa di ulteriori graditi contributi dei lettori

Counseling come: S

salutogenesi: è l’ambito in cui si colloca il counseling, qualunque sia l’approccio metodologico seguito, quello cioè del bene-essere fisico e interiore, dell’integrità della persona sana. È dunque ambito altro da quello della malattia e della patologia nei suoi diversi gradi di cui i occupano altri professionisti, dallo psicologo allo psicoterapeuta. Il counseling è rivolto alla persona che vive una temporanea difficoltà e che mantenendo, almeno in parte le sue risorse attive e positive, è in grado di auto-aiutarsi.

segnali verbali, paraverbali, non verbali: è fondamentale che il counselor ne sia allenato e abile osservatore, per poter individuare dietro-tra-oltre le parole pronunciate dalla persona che chiede aiuto, ciò che in altra modalità è espresso dal tono di voce, dalla espressione del volto, dalla postura, dalla gestualità, ecc, tutti segni efficacissimi che consentono di avvicinarsi al vero nodo del problema di cui talvolta neppure la persona che parla è completamente consapevole.

È certo che questa minuziosa osservazione, condotta con grande discrezione e mai invadente (abilità su cui il counselor ad ogni colloquio si misura) va individualizzate e personalizzata, riferita cioè alla persona che sta parlando, alle sue modalità espressive, al suo temperamento, al suo mondo socio-culturale, ecc. Nulla a che vedere, quindi, con l’interpretazione del linguaggio del corpo che spesso nella pubblicistica meno autorevole è proposta come identica per ognuno di noi

semi-direttivo: è l’approccio della Gestalt di F. Perls in cui il counselor guida il cliente nell’esplorazione del sé, sempre riportando l’attenzione sul QUI ed ORA, nell’intento di migliorarne e aumentarne  la consapevolezza. Ad ogni colloquio, il counselor porterà il cliente a vivere un’esperienza, per poter individuare autonomamente le proprie risorse efficaci a soddisfare il bisogno che al momento è in primo piano, in figura.

Scegliere: la possibilità di scegliere è quanto la persona ri-acquista durante e dopo il percorso di counseling, riuscendo ad individuare possibili soluzioni funzionali al problema che vive e assumendo per la vita un nuovo atteggiamento. Il counseling infatti induce la persona a spostare la propria attenzione dal problema alle possibili soluzioni, dal “perché?” al che cosa e al come 

scongelamento: secondo l’impronta rogersiana, secondo stadio della modificazione in atto nella persona che indica l’iniziale esperienza di accettazione: accettazione del problema, della situazione, di sé. È l’inizio del cambiamento e dunque l’avvio al raggiungimento dell’obiettivo condiviso del percorso.

simpatia: ancora in ambito gestaltico, è il termine con cui F. Perls definisce l’atteggiamento del counselor nei confronti della persona che chiede aiuto. Perls all’empatia rogersiana preferisce la simpatia che presuppone il coinvolgimento autentico del counselor nei confronti del problema portato dalla persona, infatti: “nell’empatia l’interesse del counselor si accentra esclusivamente sul paziente e sulle sue reazioni, ma se il counselor è in simpatia con la persona tenderà a darle tutto l’appoggio ambientale che desidera”.

Fritz Perls, op. cit, pag. 99

Per far sì che la persona trasformi l’appoggio esterno del counselor in auto appoggio, occorre insomma per F. Perls che il counselor frustri ogni manipolazione –consapevole o meno- della persona che la allontanerebbe dalla soluzione del problema, e se fosse solo empatico sarebbe non sarebbe in grado di coglierle.

supervisione: utile e necessaria al counselor per elaborare e rielaborare spinte emozionali talvolta forti che dal contatto con la persona in aiuto gli giungono ed anche per meglio affinare le proprie strategie di conduzione del colloquio, per relazionarsi con maggiore efficacia, per conoscerci e aumentare il grado di consapevolezza di sé. Appunto perché come più volte abbiamo ribadito, anche il counselor è vòlto al cambiamento e alla crescita personale.

Cordialissimamente

Giancarla Mandozzi

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