Caring allargato. Mappare le risorse nel processo di aiuto e attivare la rete di sostegno

Inviato da Nuccio Salis

caring allargatoAiutare una persona a migliorare la propria qualità di vita significa agevolare il suo accesso ad un ventaglio di risorse accessibili e fruibili dalla stessa. La varietà delle risorse a disposizione si può distinguere in due grandi categorie che racchiudono rispettivamente, da una parte tutte le abilità e qualità personali di un individuo, dall’altra l’insieme dei mezzi concretamente a disposizione per elevare in senso evolutivo la propria condizione. L’integrazione fra queste due costellazioni genera un sistema unico, e l’attivazione sinergica fra tutti i singoli elementi presenti, accresce le possibilità evolutive e le opzioni di crescita, di resilienza e di soddisfacimento dei bisogni superiori in un individuo.

 

Programmare e dare avvio ad un processo di sostegno alla persona, dunque, significa procedere secondo un approccio diretto deliberatamente ad estrinsecare in potenza le capacità personali congiuntamente a fattori contestuali che possono favorire il processo dell’aiuto, dandogli un percorso stabilmente direzionato verso la trasformazione consapevole dei propri nodi critici.

Quello che occorre disegnare, allora, è una mappa della rete dei singoli fattori ambientali che costituiscono una zona allargata intorno al soggetto che ne costituisce il centro esatto, essendo interessato ed attraversato dai vari collegamenti esistenti fra i singoli elementi.

Possiamo definire la zona più prossima all’individuo come “cornice primaria”, caratterizzata da una forte connotazione affettiva. Gli elementi presenti all’interno di questa cornice, infatti, fanno parte del mondo relazionale e degli affetti più vicini al mondo esperienziale della persona. Famigliari, amici, sistema parentale allargato, rappresentano quel microsistema entro cui l’individuo stabilisce di solito relazioni interpersonali di particolare vicinanza emozionale, costruendo intimità e anche conflitto. Tale cornice ha un’influenza decisiva sulla formazione dei vissuti di base di ciascuno di noi.

Quando esploriamo le risorse, perciò, volgiamo uno sguardo aperto alla scoperta dei legami significativi che possono offrire un valido sostegno alla persona, e facilitarla nell’alleggerire i propri problemi ed arrivare agli obiettivi configurati. Domande del tipo “Quale persona può aiutarti in questo?”, “Chi può occuparsi di questo aspetto in tua assenza?”, “Chi potrai contattare per dividere questo carico di responsabilità?” , possono aiutarci a capire se il soggetto ha intorno a se una solida e valida struttura di sostegno, sia dal punto di vista quantitativo, ovvero in riferimento al numero delle entità fisiche che possono favorevolmente intercedere nella vita del soggetto, e dal punto di vista qualitativo, cioè analizzando e verificando se le modalità partecipative e di coinvolgimento a favore del soggetto in aiuto possono essere condotte con un certo livello di efficienza, senza risultare al contrario ostacolanti o improduttive.

Questa prima mappatura determina la misura della solitudine esistenziale della persona, che risulta elevata nel caso in cui non si trovano o non si conoscono individui con cui si sono stretti rapporti di alleanza, fiducia, amicizia, sostegno e solidarietà. Di conseguenza risulta in certi frangenti complicato o impossibile reperire persone su cui fare affidamento, sulle quali poter contare davvero, e dalle quali ricevere cure ed attenzioni che mitigano una propria situazione di disagio. Dalla mia esperienza personale a contatto con persone con disagi famigliari e personali, spesso già questo primo livello risulta debole, non vi si rintracciano elementi aggregati fra di loro e carichi di valenze positive; spesso, anzi, è proprio questo primo piano a delinearsi come fonte produttiva di fattori di rischio per il soggetto. Vi è da aggiungere, inoltre, che spesso sono i medesimi soggetti in condizioni di bisogno a riportare questo quadro secondo una visione disfattista, che da luogo ad atteggiamenti evitanti ed ostili verso alcuni membri presenti all’interno di tale rete. Tale mappa, quindi, va considerata nella sua sovrapposizione alla visione soggettiva della persona, che spesso la valuta in modo discrepante, distorto, slegata dal principio di realtà. È una difficoltà di non poco conto!

Poco al di là dell’orizzonte primario vi è un’altra cornice a carattere informale, seppur secondaria, ed è costituita da tutte quelle figure a valenza educativa che potenzialmente si inseriscono ad accrescere la vita della persona di stimoli decisivi per la sua crescita psicologica e formativa globale. Risorse presenti nel tessuto territoriale quali, ad esempio: ludoteche, gruppi di sostegno o mutuo-aiuto, circoli sportivi, associazioni culturali, di volontariato o a vocazione spirituale; costituiscono i fermenti di una vitalità sociale ed etica che offre all’individuo importanti occasioni di integrazione, contatto, confronto, conoscenza ed esperienza creativa. L’informalità di tale anello sociale intorno all’individuo è data dal fatto che l’incontro con tali realtà avviene con soggetti fisici: educatori, allenatori sportivi, parroci; sono figure di interessante rilievo sotto il profilo formativo, in quanto erogano stimoli a carattere vitale e propositivo, mantenuti da strutture di senso. È questa un’area, fra l’altro, dove persone che sperimentano, per esempio, vissuti di disgregazione famigliare, possono qui incontrare figure di supporto che possono compensare vuoti affettivi interiori o sentimenti di abbandono, e diventare confidenti, tutori, conoscenti di effettivo valore supportivo.

La terza area di tale sistema assume i contorni di una “cornice formale”, rappresentata dai vari nuclei la cui ragione sociale è caratterizzata dall’erogare servizi alla persona, sia di tipo medico-assistenziale che servizi legati all’istruzione, all’intervento nell’emergenza (pronto soccorso, forze dell’ordine, p.e.). La presenza più o meno ricca ed articolata degli elementi di tale area è definita dal contesto politico in senso ampio che contiene la persona. Decisioni a carattere legislativo e normativo, scaturite da contesti macro, influiscono sulle comunità, in quanto eventuali (ma solo eventuali) politiche di smantellamento progressivo dei servizi di pubblica utilità portano alla scomparsa ed alla chiusura di luoghi dell’apprendimento e della formazione, sostituiti da “non luoghi”; col risultato di far involvere soprattutto i soggetti più deboli verso una qualità di vita precaria, specialmente sotto l’aspetto del vissuto relazionale, affettivo e psicologico.

Spesso, aiutare una persona, almeno per il mio vissuto che mi piacerebbe confrontare, significa avere la sensazione di tirare la corda contro questi mostri e giganti della mortificazione dell’intelletto e dei sentimenti umani. Per vincere questa battaglia verso l’autonomia e l’emancipazione della persona che aiutiamo, a noi, chi ci aiuta? 

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