Inquinamento psichico: virus e trappole mentali nel rapporto pensiero/emozione

Inviato da Nuccio Salis

pensiero emozioneLa visione dualistica del rapporto pensiero/emozione si è diretta col tempo verso un costruttivo superamento, supportata da un approccio integrato, alternativo rispetto a una prospettiva monolitica che è stata rivisitata alla luce di una considerazione a matrice dinamica e dialettica. Ciò ha notevolmente influenzato la ricostruzione di un nuovo profilo psicologico in senso lato, dell’individuo umano, rilanciandone la sua originaria unitarietà, sia sotto l’aspetto strutturale che funzionale. Ampio merito deve essere riconosciuto a vari psicologi e studiosi di ogni area ed indirizzo, fra i quali, in modo particolare Albert Ellis. Egli ha descritto la relazione fra processi cognitivi ed attivazione degli stati affettivi, come un “unicum” interdipendente di elementi combinati e comunicanti fra loro.

La struttura delle idee, dei pensieri, interagisce attivamente con la dimensione emozionale, inviando ed al contempo ricevendone feedback di nutrimento. Stessa cosa avviene in merito al mondo delle emozioni, le quali diventano in questo modo delle vere e proprie guide di significazione, all’interno del complesso processo di rappresentazione del mondo. Quindi, seppur con linguaggi e codici differenti, pensiero ed emozione convivrebbero secondo le modalità di un confronto dinamico e generativo di significati esperienziali. Tale fenomeno compone uno schema unitario che imputa ad entrambi i fattori una precisa valenza circa l’importanza della formazione degli atteggiamenti e delle cause originanti i comportamenti ivi associati.

Agire sul piano della consapevolezza, onde raggiungere un più elevato status di conoscenza di sé in grado quindi di sprigionare il proprio libero arbitrio, diventa un traguardo raggiungibile che può proiettarci verso la destrutturazione di certi pattern di pensiero/emozione che si frappongono fra noi ed i nostri obiettivi. Conoscere la composizione ed il meccanismo di tale struttura dinamica unitaria, quindi, offre all’individuo la possibilità di autodeterminarsi, svelando a se stesso i trucchi manipolativi che la sua mente ha escogitato per ostacolare il suo cammino verso la realizzazione di sé. È proprio la complessa rete di credenze che genera comportamenti di conferma, allo scopo di conservare stabilmente il nostro programma di azione e percezione. La promozione della consapevolezza e della tutela del proprio benessere psichico, si gioca proprio su questo punto focale. Tale struttura, che Ellis chiamava per l’appunto Beliefe System, è caratterizzata da elementi di pensiero che costituiscono l’orientamento principale per il soggetto, in termini di percezione, comportamento, aspettative e ricerca del vissuto. Tali elementi hanno tutt’altro che valore emancipativo, sono anzi da considerare vere e proprie trappole atte ad ingabbiare la persona dentro modelli percettivi, esperienziali e comportamentali ripetuti e stereotipi. La natura fissatoria ed autoreferenziale del meccanismo, si regge su ingranaggi che lo stesso Ellis denomina “virus”. Ne elencherò a titolo esemplificativo quelli su cui si innestano eventuali varianti che si diramano dagli stessi virus mentali:

a). “Devo essere sempre amato e approvato da tutti”: L’aspetto nodale di tale credenza si basa sulla necessità spasmodica, impellente ed irrinunciabile di ricevere in continuazione lodi, riconoscimenti e gratificazioni; pena la conseguenza di provare un senso di vuoto, di inutilità, un angoscia anafettiva che proietta la persona a un senso di catastrofe e di abbandono. In questa condizione, è facile dedurre l’elevato livello di vulnerabilità a cui si è esposti, dal momento che, mossi dal bisogno di essere dispensati da approvazione, la si può rincorrere e mendicare al prezzo di diventarne dipendenti e sottomessi.

b). “Devo essere sempre infallibile e competente per poter essere apprezzato”: La persona affida, in questo caso, il proprio valore ad una precisa abilità della quale ne fa una credenziale di ingresso al mondo dei rapporti sociali. Si vive fondamentalmente nascosti o protetti da un ruolo, sospesi ad una corda molto sottile e prossima alla rottura, che facilmente apre ad un senso di fallimento personale dal momento che, essendo nessuno infallibile, tale credenza viene stroncata dal principio di realtà.

c). “Chi sbaglia e commette cattive azioni deve essere punito severamente per la sua malvagità”: Chi non tollera errori su di se, molto probabilmente non può accettare che gli altri sbaglino. Il sentimento di rivalsa verso chi compie errori diventa un sentimento lacerante, congiunto ad un sistema di pensiero chiuso, rigido e dogmatico.

d). “È una catastrofe che le cose non vadano come io vorrei”: Avere elevate aspettative sulle conseguenze della propria esperienza, specie se si investe poco sul principio di realtà, può condurre a spiacevoli risultati e sentimenti di clamoroso fallimento. È il sistema di pensiero di chi non si accontenta o non si da una ragionevole spiegazione per la discrepanza esistente fra ciò che vorrebbe e ciò che esiste.

e). “L’infelicità umana dipende da cause esterne e noi non abbiamo nessun controllo sulle nostre scelte”: Il cardine di tale virus consiste nella paura di scoprirsi in parte responsabile degli accadimenti di natura collettiva, quindi chiamato all’esercizio della responsabilità civica e politica. È la logica di chi preferisce destinare a un incontrollabile ed estemporaneo fato, il succedersi degli eventi della quotidianità, in modo da non ridiscutere stili di vita, valori ed abitudini. La persona potrebbe assumere un atteggiamento delegante, giustificando il suo vivere superfluo ed il suo egocentrismo, esautorandosi dalla possibilità di esperire un ruolo attivo, dignitoso e valorizzante per sé e per gli altri.

f). “Bisogna evitare le difficoltà piuttosto che affrontarle”: Questo virus è particolarmente maledetto in quanto a forza oppositiva verso la capacità responsiva che ha ciascun individuo di autodeterminarsi. Sviluppare un atteggiamento evitante, al di là delle ragioni primigenie che possono farne da base, rappresenta un modo per non generare punti di forza e riconoscersi risorse, e ancora per non maturare la capacità di chiedere e ricevere sostegno, svalutando difficoltà e misurando la realtà anche in termini di consapevolezza.

g). “Bisogna affidare la vita a chi è più forte di noi, per poter essere sicuri di ricevere protezione ed essere difesi”: Pensieri ed emozioni si coalizzano a formare la personalità del perfetto soldatino di piombo, suddito delle contingenze storico-politico dentro cui è immerso. Passivo, delegante, acritico, asociale, il soggetto che matura tale virus può deviare nella formazione di una personalità autoritaria, servile ed obbediente; una facciata di sicurezza alimentata dalle paure più ataviche dell’essere umano, legate al soddisfacimento dei bisogni primordiali.

h). “Non è pensabile non trovare le risposte e le soluzioni perfette per ogni problema”: Il soggetto in regime di un tale virus può avere una bassa soglia di tolleranza verso la complessità di problemi irrisolti o apparentemente insolubili. Si può venir facilmente sopraffatti da un senso di impotenza, accompagnato dalla richiesta accanita di generare soluzioni impeccabili, puntuali e vincenti ad ogni tipo di fenomeno problemico.

Come si può facilmente notare, la qualità portante di ogni virus, scaturito e rinforzato nel rapporto pensiero/emozione, è un perfetto matrimonio fra rigidità, stereotipia, convergenza e povertà cognitiva, associata a un vissuto di vulnerabilità e pericolo, per quanto riguarda l’ambito emozionale. Ci troviamo di fronte a un avvenimento eclatante di inquinamento del sistema del pensiero, un vero e proprio fenomeno di “thinking pollution”, che blocca, boicotta, respinge e ostacola l’individuo nel percorso verso l’autorealizzazione.

Conoscere e tenere conto di tali aspetti è uno dei compiti significativi dell’operatore dell’aiuto, per optare verso la ricerca e lo sviluppo di nuovi abiti mentali, ed inediti orizzonti di pensiero/emozione più sani e più liberi, in grado di emancipare ciascuno da schemi di giudizio inefficaci, retrivi ed obsoleti, che chiedono solo di essere superati.

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