Ethos, Logos e Pathos: i tre moschettieri delle teorie sulla personalità

Inviato da Nuccio Salis

Ethos Logos PathosIl nostro cervello è composto da due emisferi. Il corpo umano, salvo alcune eccezioni a livello di organi, è sostanzialmente l’unità simmetrica di due parti complementari fra loro. Il numero perfetto, per il corpo umano, pare proprio essere il 2. Mentre l’1 spetta di diritto alla psychè, il Tutto platonico che contiene l’armonia dialettica degli opposti.

Ma quale è il numero della personalità? Vediamo se c’è un numero anche per lei, cioè quel modo dinamico con cui abitiamo questa nostra capsula animata. Confrontando i numerosi contributi da quelli più speculativi a quelli maggiormente schematici, compare costantemente il numero 3. Filosofi, psicologi, ricercatori e pensatori di varie epoche, mai incontratisi fra loro per condividere o comparare le loro conclusioni, sembra proprio che non abbiano potuto fare a meno di concepire un modello di lettura tripartito della personalità. E non soltanto dal punto di vista strutturale-quantitativo hanno dato continuità a tale paradigma, quanto anche nell’aspetto funzionale-qualitativo.

Cominciamo con Platone (427 – 347 a. C.), il celeberrimo seguace di Socrate, di cui raccolse le imprese narrate attraverso i “Dialoghi”. Il noto filosofo ci descrive la personalità umana (lontana ovviamente da un’accezione strumentale del linguaggio più contemporaneo) come composta da 3 elementi animici: a) Passionale, b) Razionale, c) Appetitiva. C’è un sistema di motivazioni concordate dalla nostra esperienza e, in secondo luogo, una parte di noi in grado di produrre sottili argomentazioni, ragionamenti sillogistici ed induttivi, concetti logici e matematici. In ultima battuta viene descritta una tensione desiderativa che ricerca l’esperienza secondo un motto di concupiscenza dionisiaca che tenderebbe a far degenerare l’uomo dal punto di vista morale, se non viene arginata e controllata.

Il secondo teorizzatore può essere identificato nella figura di Sigmund Freud (1856 – 1939). Secondo un curioso parallelismo con la precedente radiografia platonica, troviamo ancora un modello tripartito, nominato “visione topica”, che definisce intuitivamente la mappa del nostro profilo personologico. Sono infatti 3 gli elementi costituenti: a) Super Io, b) Io, c) Es. Il primo elemento è anche propriamente un “supervisore” della nostra esperienza totale, sia quella esperita nei comportamenti che quella contattata attraverso stati emozionali. E’ il Super Io infatti che ci dirige nella scelta di azioni tangibili e sentimenti appropriati rispetto all’orizzonte di principi e valori verso cui ci orienta, secondo una prospettiva propriamente etica. L’Io assume un “principio di realtà” guidandoci in essa in modo congruente, attingendo a tutto il materiale cosciente di cui siamo proprietari in modo consapevole. Ultimo anello di tale mappa è quel calderone faustiano dell’ Es, dentro cui ribolle magmatica la selva di tutti i nostri impulsi arcaici, ma anche un immenso continente nero di pensieri perturbanti rimossi, di sogni malcelati e inquietanti e vergognosi desideri. Sarebbe soprattutto quest’ultimo a determinare la direzione della nostra esistenza, deridendone l’illusione di autoconsapevolezza.

Un altro VIP (Very Important Psychologist) fra gli studiosi umanisti è Carl Gustav Jung (1875 – 1961) che, se nella versione dei “tipi psicologici” individua due tendenze dominanti e quattro sottodominanti, il complesso strutturale è comunque definito dall’ennesimo modello tripartito. Gli elementi sono i seguenti: a) Persona, b) Anima, c) Ombra. Il primo inteso come la maschera mediante la quale ci interfacciamo al mondo con un falso Sé, una modalità inautentica dell’esistere, a scopo protettivo, un artificio apollineo che risponde maggiormente all’etica del “devi essere” piuttosto che quella del “puoi essere”. L’Anima è la parte più profondamente autentica e radicata in una originarietà di cui è sintesi ed equilibrio nella dualità integrata maschile/femminile. L’Ombra assume la connotazione di una verità primordiale maledettamente disvelante, che ci costringe a guardare l’abisso verso cui, paradossalmente, abita la luce intesa come forma e sostanza dell’autentico Io individuato.

Altro imponente maestro di scienza e di umanità, noto per i preziosissimi contributi alla psicologia dell’essere, non ha potuto rinunciare a presentare un modello tripartito; si parla di Roberto Assagioli (1888 – 1974). Fautore dell’impianto teorico della psicosintesi, la struttura della personalità è illustrata secondo l’ennesima ottica tripartita. In questo caso troviamo le seguenti componenti: a) Superconscio, b) Coscienza, c) Subconscio. Trascendenza, consapevolezza ed una sorta di non cosciente “inferiore” rappresentano la pluralità di un mosaico personologico che invita ad incisive riflessioni nobilmente impegnative.

Per ordine temporale, l’excursus si conclude con Eric Berne (1910 – 1970), il quale, secondo un primo approccio strutturalista della personalità (che fa poi da viatico ad una teoria circa il funzionamento delle relazioni interpersonali) ci presenta un immancabile modello tripartito. Gli anelli di tale struttura, noti come stati dell’Io, sono: a) Genitore, b) Adulto, c) Bambino. Il primo possiamo metaforicamente visualizzarlo in una sorta di registratore che incamera tutti quei comandi direttivi, indicazioni di valore e suggerimenti le cui fonti di emissioni coincidono coi nostri “educatori primari”, e che noi interiorizziamo modellandoci su tali “spinte”, seguendo uno schema genitoriale precostituito. Come una sorta di ricalco adesivo, i nostri costrutti che accomodano i principi e le regole acquisite durante questo processo, si manifestano sotto il profilo esplicito e osservabile dei comportamenti “allo stesso modo” del modello genitoriale introiettato. L’ego Adulto, invece, progetta e programma congruentemente con il “qui ed ora”, emancipato dagli elastici temporali e dagli sguardi retrospettivi verso i modelli che ci hanno influenzato (salvo in caso di contaminazione); ci permette cioè di agire pianificando mediante risposte e problem-solving efficaci. Bisogni, istanze vitali, desideri di intimità e reciprocità affettiva sono invece avvertiti dall’ ego Bambino, forgiato da messaggi impliciti che possono assumere la forma o del permesso o della proibizione, con un linguaggio fatto soprattutto di atteggiamenti e clima emozionale da parte dell’ambiente famigliare.

Sembra essere dunque una costante, trovare modelli interpretativi sulle dinamiche della personalità che si rimandano e per molti versi si rispecchiano, confluendo in curiose quanto stimolanti analogie.

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