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NUOVE DECISIONI NUOVA VITA. Affrontare ostacoli e regressioni nel percorso di cambiamento

Inviato da Nuccio Salis

decisioni

Prendere nuove decisioni è la finalità di un percorso che ci si propone durante la crescita personale. Per poterci arrivare, è necessario che il soggetto interessato ad intraprendere tale itinerario, avverta dentro sé una  spinta motivazionale che lo porti a condividere un nuovo senso di un progetto esistenziale. Tale condizione risulta essenziale affinché tale compito sia condotto con la complicità della persona che vi aderisce, condividendone contenuti, principi ed obiettivi. Soprattutto, non si può prescindere da un impegno concreto, vissuto sulla base di un sentimento di alleanza fra operatore dell’aiuto e persona che riceve l’azione dello specialista. Questo aspetto è determinante per promuovere l’autonomia e il senso dell’iniziativa, affrancandosi da uno stile delegante ed assumendosi la piena responsabilità della propria vita. Se non si struttura tale atteggiamento costruttivo, come condizione base per ottenere risultati incoraggianti, il rischio è che la persona possa boicottare in prima battuta se stessa, e successivamente il professionista che promana il suo intervento di aiuto.

 

Per tali ragioni, diffusamente note da qualunque operatore della relazione di aiuto, è importante saper rafforzare di volta in volta, durante il cammino, la volontà di cambiare e la convinzione di poter credere e investire sulla propria trasformazione in chiave evolutiva.

Durante un cammino di progressione di sé, può certamente capitare di sentirsi vulnerabili, scoraggiati e disorientati. È comune che succeda. D’altra parte si sta provvedendo a cambiarsi vestito, a destrutturare la propria corazza. L’accompagnamento a tale percorso è pertanto una raffinata opera molto delicata, dentro la quale, oltre alle capacità tecnico-strategiche, ad un consulente che sostiene la persona nella creazione di un nuovo progetto esistenziale, è domandato anche di fare appello ad un robusto ‘saper essere’, da coniugare con un ampio corredo di competenze metodologiche.

La nuova persona che emerge è una co-creazione, di cui il diretto interessato dovrà poi prendere le redini per autodeterminarsi. Quel che conta, dunque, è che il counselor addetto a compartecipare a tale evento formativo, in qualità di temporaneo sollecitatore, dovrà tenere conto anche di eventuali momenti in cui si paventa l’ombra della rassegnazione, o il tentativo dell’abbandono.

Come prevenire la rinuncia, e cercare di rimuovere quei fattori che possono ostacolare un percorso di crescita ed affermazione di sé?

Orientare il cliente alla riflessione, generare uno spazio di ascolto di sé, si rivelano come metodi assai preziosi da proporre. L’attenzione che viene mobilitata, nello specifico, può riguardare unfocus attraverso il quale considerare il tempo presente. Vale a dire che il cliente viene invitato a pensare alla natura delle proprie decisioni, quindi a come vengono dallo stesso processate ed utilizzate per creare eventuali resistenze al cambiamento.

Per esempio, diverse persone, nel raccontare i loro episodi di impasse relazionale, anche in riferimento ad ambienti o circostanze particolari, sembrano non rendersi conto di quanto partecipino come concausa interdipendente sull’avverarsi di una certa modalità nelle dinamiche interpersonali. Pare proprio che sfugga la dimensione dell’essere corresponsabili dei processi comunicativi. Altri se ne rendono conto in modo del tutto approssimativo ed altri ancora, pur prendendone atto ed avendo addirittura una lucida visione sul procedimento che si attua, si ritirano comunque dall’assumere una decisione che offra la possibilità di una svolta ai meccanismi delle relazioni poco efficaci.

Sarebbe dunque oltremodo importante, a carico del cliente, stimolarlo a dirigere una riflessione matura che chiami in causa la natura delle proprie condotte, specie laddove si verificano delle rigidità e delle regressioni. Rimetto in evidenza la regolarità fisiologica di tale processo. Cambiare implica un notevole dispendio di energie psichiche, ed una rivoluzione della propria scala di valori, bisogni e priorità; pertanto tale percorso non potrà essere lineare fino a creazione di un nuovo ordine interno.  Entrando nel merito delle aree su cui si può chiedere al cliente di sostare, una di queste riguarda la possibilità di riflettere sulle azioni che il soggetto esplicita per frenare il cambiamento e rafforzare i vecchi schemi che pur intende superare.

Un secondo aspetto riguarda il reperimento dei vantaggi che la persona consegue nel mantenimento del vecchio comportamento.

Un punto successivo potrebbe richiedere di rammentare se vi sono altre importanti questioni irrisolte o sospese che interferiscono con il giusto grado di accettazione del cambiamento.

Affrontati questi importanti nodi cruciali, si può invitare il cliente ad autovalutarsi in termini di quantità e qualità motivazionale investita per il cambiamento. È sempre meglio che egli venga spinto a riconoscere le proprie aspettative, soprattutto in merito alla relazione esistente fra idea del contratto collaborativo counselor/cliente e immagine seguente dell’obiettivo da raggiungere. Altro importante punto di riflessione riguarda il legame fra bisogni e risultati che intende finalizzare; quindi anche fino a quanto intende impegnarsi per concretizzare il suo progetto. Egli, inoltre, se dovesse godere di un sistema di relazioni che si può attivare per l’aiuto alla persona in questione, è bene che possa riferirsi anche a tale rete, rimarcando a se stessa quali possono essere i contributi che altre persone a lui vicino possono offrire per facilitare il percorso.

Un altro aspetto assai concreto da considerare, riguarda la possibilità di elencare con precisione i criteri in base ai quali il cliente stesso riconoscerà con un certo margine di certezza di trovarsi nella dimensione del cambiamento. Per avanzare alcuni esempi, se si stanno migliorando le relazioni interpersonali verso un senso maggiormente costruttivo, e se ci si sta sottraendo da situazioni invischianti, e ci si sta affermando con maggiore assertività.

Altrettante domande le rivolgiamo naturalmente a noi stessi, dal momento in cui siamo tenuti a chiederci quali azioni efficaci dovremmo proporre ed agire, con il fine di facilitare davvero la persona nell’attivazione del proprio progetto.

Dal momento in cui si deve tenere in debito conto la individualità della persona, potremmo dirigere al nostro stesso indirizzo, i seguenti quesiti:

Cosa offro alla persona per cambiare? Cosa richiede, in termini di livello di approvazione, incoraggiamento, sostegno, fiducia, stima? Come li richiede, ovvero con quali modalità si attende tali interventi, e quanto è al tempo stesso disposta ad accogliere, condividere ed accettare? Quali sono i permessi più adatti a lei?

Il percorso di counseling è così un percorso costellato di domande, con poche solide certezze, e che vanno rafforzate e tenute in vita durante tutto il tragitto di un cammino evolutivo, per resistere al richiamo di un passato obsolescente e inadeguato, e rinvigorirsi nella forza di procedere avanti, sviluppando la coscienza di sé.

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