PERCORSI DI AUTENTICITA’. La ri-programmazione di sé

Inviato da Nuccio Salis

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La nostra identità, oltre ad essere definita da elementi derivati dalla fonte socio-culturale che funge da contenitore del nostro essere, è in gran parte il prodotto di una percezione relativa da parte di chi attraverso di essa si esprime e si racconta, fondando l’idea di sé e costruendo nel contempo un orizzonte di significazione. Il processo consta in pratica di un vicendevole e complicato intreccio fra pressione esterna e re-interpretazione in divenire, ovverosia di un fenomeno che scaturisce proprio dall’insieme degli stimoli esterni che nello strutturare una cornice di senso nell’individuo, vengono al tempo stesso ri-modellati in forza dell’esperienza della persona, del suo livello ri-elaborativo in chiave critica e sperimentale.

Naturalmente, più elevato è il gradiente di ri-lettura esperienziale del soggetto nei confronti dei significati che ricava dal suo stesso agire, più mature saranno le sue risorse e potenzialità interne per fronteggiare la realtà in modo costruttivo. In altre parole, il soggetto che sceglie di operare in modo attivo, riesce ad evitare un ripiegamento che lo spoglia della sua autonomia, per dedicarsi invece ad un processo di ri-definizione di sé che lo vede partecipe, motivato e coinvolto a pieno titolo.

 

D’altronde, seguire un percorso di crescita personale è possibile dal momento in cui, da una parte si accetta il fatto che si è suscettibili dell’influenza esterna, e al medesimo tempo si considera tale condizione un importante punto di partenza per guidare la costruzione di sé.

In sintesi, la possibilità di accompagnare il proprio ri-modellamento, è frutto di una presa di coscienza di sé, che desidera attivarsi in una impresa che individua l’obiettivo di raggiungere una maggiore autodeterminazione di sé.

In vero, se è stato possibile essere programmati in virtù di ogni input che ha avuto accesso alle nostre strutture, è grazie al fatto che nasciamo come organismi reattivi, i quali poi, nelle fasi successive della crescita, sviluppano capacità più mature nel decodificare gli stimoli in entrata e farne capitale costruttivo ai fini della propria esperienza.

In fin dei conti, la possibilità di una volontaria ri-definizione di sé risulta un processo sempre aperto. Il punto consisterebbe, semmai, nell’individuare con accurata precisione i nodi sui quali avviare tale percorso. Si tratta cioè di scoprire quali sono le parti di sé che necessitano di una rivisitazione, perseguendo naturalmente una chiave di lettura globale della persona.

La ri-programmazione di sé, diversamente dalla programmazione primaria, dovrebbe aderire a criteri fondati su una maggiore capacità di auto-osservazione, ri-lettura dei significati ed aggiornamento delle proprie sovrastrutture, soprattutto viste in relazione ai nuovi modelli esperienziali che si prospettano nella dinamica del contesto ambientale. Seguendo la teoria organismica e strutturale dell’approccio transazionale, applicato allo studio della personalità, l’attenzione da rivolgere alle componenti di sé ricade su un modello triarchico che prevede la presenza delle tre grandi determinanti relative all’archeopsiche, alla neopsiche ed alla estero psiche. Ovvero, l’interesse da dedicare al percorso di ri-programmazione di sé, deve tenere conto anzitutto di un substrato primigenio che fa parte di noi come dotazione della nostra specie, e racchiude caratteristiche universali, dopodiché avere presente la componente relativa a quella parte di noi che coincide con l’attivazione di comportamenti orientati alla realtà, utili al soddisfacimento pragmatico dei problem-solving, ed infine (ma non si segue un ordine prioritario) si considera l’area scaturita dall’introiezione di un’eredità esterna fatta di principi, codici, rituali e prescrizioni che immettiamo dentro noi, plasmando una visione del mondo in grado di generare giudizi ed ipotesi viziate dal contenuto degli stimoli interiorizzati.

Il legame tripartito fra questi contenitori, sarebbe da considerare dentro una visione olistica della persona,  caratterizzata dal compattamento della sommatoria delle sue singole parti. Il paradigma a scomparti non dovrà prevalere su una considerazione globale dell’individuo, semplicemente si procede bilanciando l’approccio analitico con quello sintetico.

La temporanea parcellizzazione dei singolari nuclei dell’Io, sarà utile per identificare e riconoscere le dimensioni di sé sulle quali lavorare, in vista di un cambiamento che in ogni caso riconduca alla totalità del soggetto, come individuo unico ed irripetibile.

Oltre a conoscere la costituzione di ogni singola parte di sé, ho aggiunto per ciascuna di esse l’obiettivo relativo al nucleo di riferimento.

In tal senso, la riprogrammazione può così essere suddivisa:

 

Riprogrammazione endogena: istanze di base ed egoiche, forze pulsionali e predisposizioni biologiche. Le motivazioni inscritte dentro il corredo genetico preformato, distinto dall’esperienza.

Obiettivo: gestione efficace e controllo delle proprie forze interne, ai fini di un utilizzo costruttivo. Lettura della propria dimensione emozionale.

Riprogrammazione probabilistica: valutazione secondo processi cognitivi secondari. Ideazione ed elaborazione di  ipotesi e piani di azioni basati su dati, ricerche e verifica personale.

Obiettivo: pianificare un diverso modo dell’agire.

Riprogrammazione esogena: incorporamento di norme di origine impersonale.

Obiettivo: consapevolezza del processo di influenza esogena sulla costruzione dell’identità personale.    Scelta autonoma delle regole da acquisire, condividere ed applicare poiché se ne è colta la loro utilità.

 

Tale percorso, che può scaturire da una iniziale autorivelazione di sé secondo modalità generali, può procedere secondo un approfondimento più rigoroso che disveli con maggiore chiarezza se stessi. Ciò dipende anche dal livello del sentire della persona, ovvero da quanto ciascuno sia disposto a contattare ed a raccontare di sé. Qualunque sia il punto di partenza, in ciascun caso, l’itinerario minuzioso ed analitico dovrà poi susseguirsi su un piano globale di lettura di sé, affinché la persona possa raggiungere un senso pieno di compimento  e di arricchimento totale.

Quest’ultima riflessione assume una particolare importanza se si fa riferimento alla persona che si trasforma e decide di riaprire la partita della propria vita, impegnate alla ricerca di una rivincita e nel tentativo di accedere ad una idea di sé che preveda la capacità di sapersi autovalutare nella positività. Questa è difatti la condizione che aiuta a divenire individui con una percezione di sé come soggetti compiuti, finalmente in grado di riscattarsi e di autodeterminarsi.

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