Ecologia del Sè. L'ambiente come sistema di sistemi

Inviato da Nuccio Salis

ambienteOsservare ed accogliere il mondo esperienziale dell’altro da noi, include la consapevolezza di riferirsi ad un Sé plurimo, stratificato in nuclei differenziati per aree di appartenenza, e al tempo stesso interdipendenti all’interno di un sistema integrato in cui si trovano in relazione interdinamica gli uni con gli altri. Le nuove prospettive teoriche intorno alla struttura e alla dinamica del Sé, hanno obbligato ad una visione maggiormente complessa sui processi formativi personali. Lo sforzo concettuale di superare modelli nomotetici, lineari ed autoreferenziali, si è sviluppato a ridosso di nuovi approcci maggiormente proiettati a interpretare i processi della crescita globale secondo un’ottica fenomenologica, interpersonale e dinamica. Secondo tale nuova chiave di lettura, infatti, il nostro nucleo esperienziale è complesso, frammentato, e al tempo stesso armonico ed unitario fra le varie parti, e la sua caratteristica espressiva è legata soprattutto al modo con cui è definito secondo processi di attribuzione identitaria e personologica che si rifanno al mondo dei vissuti di ciascun individuo. Inoltre, tale struttura del Sé è un luogo in cui tutti gli elementi che vi abitano prendono forma sulla base del confronto soggettivo con gli stimoli esterni, nei riguardi dei quali sviluppano una reciproca relazione di influenza. Vi è da aggiungere l’aspetto che riguarda il continuo e mutuo progresso delle parti in gioco, generando così le condizioni per attivare costruttivamente adattamento, feedback, risposte creative, equilibrio, necessità di resilienza.

Le risorse intrapsichiche, dunque, sono intimamente intrecciate a doppio nodo con la qualità degli stimoli ambientali presenti nell’esperienza di ciascun soggetto. La ricchezza di stimoli esogeni, sia in termini quantitativi che espressivi, è in grado di dirigere la costruzione di una tipologia di personalità piuttosto che un’altra, con certi margini, seppur approssimativi, di predittività.

È questo uno dei temi che ha aiutato ad elevare il counseling al raggiungimento di una sua auspicata autonomia statutaria nell’alveo delle professioni di aiuto. Il fatto cioè di intervenire sulla persona col tentativo di promuoverne la conservazione o lo sviluppo ulteriore del proprio benessere, ha premiato il processo di counseling come strumento differenziato per la ricerca di strumenti utili a una riprogrammazione non profonda, quanto ad un percorso da intraprendere nell’immediato, facendo leva specialmente su risorse da ricercare e mobilitare nel qui ed ora del proprio contesto spaziale, famigliare e socio-culturale. L’attenzione all’elemento ambiente ha offerto a noi counselor la possibilità di programmare e realizzare obiettivi esplorando opportunità ed opzioni presenti nello spazio relazionale e comunitario della persona. Progettare gli aiuti legittima la ricerca di nuclei e contesti presenti nella rete esperienziale dell’individuo. La persona che desidera superare un ostacolo, scegliere con maggiore senso di decisione e consapevolezza, effettuare un difficile passaggio di cambiamento, può contare non solo su se stesso, ma anche su una eventuale larghezza di un “link” di supporti. D’altronde, l’ambiente che assume i contorni e le funzioni di un contesto protettivo, resiliente ed emancipativo, diviene strumento essenziale di crescita, di formazione di costrutti che ci orientano nel mondo secondo un approccio fiducioso, assertivo, consapevole. Naturalmente esso può rivelarsi come un’arma a doppio taglio, laddove il contesto ambientale, soprattutto primario, è fondato sulla confusione,l’incostanza, la censura, l’inibizione; fomentando paure, vergogna, un senso di precarietà e vulnerabilità che rende le strutture intrapsichiche povere, fragili, disfunzionali, potenzialmente “a rischio”.

Non c’è dubbio che l’importanza della relazione con l’ambiente riveste una valenza che non può certamente essere sottostimata, poiché sarebbe un errore scientifico, sia dal punto di vista teorico che conseguentemente sotto il profilo dell’agire efficace.

È nostro dovere, dunque, comprendere i livelli strutturali e funzionali dell’ambiente, col proposito di esercitarne un impiego utile al servizio del richiedente aiuto. Mi farò aiutare dalla letteratura prodotta dalle teorie di Urie Broffenbrenner, fondatore dell’approccio ecologico. Egli individua ed elenca 4 principali aspetti dell’ambiente, che sono:

A). Microsistema: Descrive le relazioni intrattenute dal bambino nel suo contesto primario. le connotazioni della famiglia in termini di tipologia di struttura parentale, orientamento religioso, stile di vita, credenze sull’agire educativo. Esso è considerato come quell’impalcatura preliminare alle successive strutture.

B). Mesosistema: Ovvero quando gli anelli del microsistema entrano in rapporto fra loro. La famiglia con la scuola, la scuola col gruppo dei pari ecc. Creando cioè un raffronto di linguaggi e valori.

C). Esosistema: È definito dalle condizioni di vita dei microsistemi. Le modalità con cui si rapportano nei loro sistemi di vita influisce sull’individuo anche se questi non è direttamente presente. Es: la scuola risiede in un quartiere degradato, la famiglia vive in un contesto di lavoro conflittuale ecc.

D). Macrosistema: Il complesso di norme, valori, regole di natura sociale, morale, storica, economica e politica, che ingloba i livelli precedenti.

Importante sottolineare la necessità di una visione circocentrica che non determina una gerarchia verticale, quanto una considerazione integrata fra i vari livelli.

Ovviamente, la bontà di tale strumento dipende da un uso non diagnostico, non investigativo, ma di semplice guida verso la fase esplorativa delle risorse disponibili, nel qui ed ora, rilanciando l’idea che ciascuno di noi non è passivamente costruito e determinato soltanto dall’esterno, ma che dobbiamo comunque tenere in viva considerazione il rapporto fenomenico che sviluppiamo con l’ambiente.

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